L’inflazione in Egitto non potrà che salire
Alla base del cambio di passo dei sauditi c’è la discordia sulla gestione della crisi in Siria, con Al Sisi a sostenere il presidente Bashir al-Assad, temendo l’arrivo al potere a Damasco degli islamisti, affini ideologicamente ai Fratelli Mussulmani contro cui è in lotta.
La svalutazione, quand’anche portasse a un cambio contro il dollaro a metà strada tra l’attuale tasso ufficiale e quello illegale, segnerebbe un crollo della lira egiziana del 45% rispetto al suo valore attuale, contribuendo a surriscaldare l’inflazione, già al 14%. Nel breve termine, quindi, il rischio di rivolte nel paese, già attraversato da forti tensioni politiche, non è escluso, anche perché perché si dovrà passare necessariamente per un’impennata dei prezzi dei beni di base e per una fase di austerità fiscale, comprensiva di una liberalizzazione del mercato dei beni sussidiati.
L’alternativa sarebbe andare avanti con un cambio sopravvalutato, assottigliando le riserve valutarie e accrescendo la carenza di dollari, prodromica di un calo diffuso di beni e servizi importati, a sua volta fonte di inflazione crescente. Comunque vada, quindi, saranno dolori per gli egiziani, come dimostra il caso Argentina di questi mesi. (Leggi anche: In Egitto maxi-svalutazione della lira)