La crisi dell’euro è sotto gli occhi del mondo, a non vederla è soltanto Bruxelles

Sta andando in scena una devastante crisi dell'euro senza che a Bruxelles ci si renda conto di quanto stia accadendo. I dati sono eclatanti.
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1 giorno fa
3 minuti di lettura
Crisi dell'euro davanti agli occhi del mondo
Crisi dell'euro davanti agli occhi del mondo © Licenza Creative Commons

Il 2025 ha esordito con il cambio euro-dollaro ai minimi da oltre due anni. Manca poco e toccherà la parità, cosa già accaduta nel settembre del 2022, quando scese fin sotto 0,95 e ai minimi da venti anni. Questo sarebbe già un dato sul quale riflettere, ma la crisi dell’euro va oltre il semplice andamento del tasso di cambio sul mercato valutario. Questo si può sempre giustificare con motivazioni contingenti legati alla divergenza monetaria, il solito fumo negli occhi di chi capisce poco o niente di economia.

Perché bisogna essere sordi e ciechi per non sentire e vedere cosa stia accadendo da moltissimo tempo a questa parte.

Crisi dell’euro, non solo cambio

Guardate il grafico di sotto. Il cambio euro-dollaro toccava 1,60 prima della crisi finanziaria mondiale del 2008. Vi ricordate cosa raccontavano i grandi giornali europei sempre ben avveduti del tempo? Il crac di Lehman Brothers sarebbe stata la fine della supremazia finanziaria americana, il cui modello avrebbe mostrato grossi limiti. E all’America è andata così male che da allora è cresciuta del 38,8% contro il 14,8% dell’Eurozona. E il dollaro, anziché perdere smalto, si è rafforzato contro le altre valute mondiali, mangiandosi la moneta unica.

Cambio euro-dollaro in picchiata
Cambio euro-dollaro in picchiata © Licenza Creative Commons

Quando parliamo di crisi dell’euro, spesso facciamo riferimento a quanto accadde agli inizi del decennio passato con i debiti sovrani dei Piigs (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna) finiti nel mirino della speculazione finanziaria. Quello fu il primo tempo di un film che a Bruxelles si ostinano a ritenere sia finito, mentre è in pieno svolgimento il secondo tempo. Diciamo pure che l’establishment europeo ha scambiato il break per comprare bibita e popcorn per i titoli di coda.

Peso dell’euro in caduta libera

Sono sconcertanti il pressappochismo e l’assenza di visione di Bruxelles.

Si sono presentate diverse occasioni, che se colte al balzo, avrebbero consentito all’euro di affiancarsi al dollaro quale valuta di riferimento per le transazioni commerciali e finanziarie globali. La miopia delle istituzioni comunitarie è stata capace non soltanto di sprecare tali opportunità, ma persino di trasformarle in azioni da harakiri. Da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina, il peso dell’euro nelle transazioni effettuate nell’ambito dello SWIFT, il principale sistema dei pagamenti internazionali, è crollato dal 39% al 13%.

Viceversa, il peso del dollaro è salito dal 41,51% al 57,91%. I dati si riferiscono al settembre scorso. Cos’è accaduto? La Russia è stata espulsa dallo SWIFT e mentre prima accettava pagamenti in euro per le forniture di energia, adesso questo mercato si è nei fatti azzerato. E il peso del dollaro resta preponderante anche tra le riserve valutarie mondiali. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, esso era del 59% al termine del primo trimestre e ancora del 57,39% al settembre scorso, in calo eccezionalmente dal precedente 58,24% di giugno. Il peso dell’euro è rimasto, invece, sempre attorno al 20%. Stesso livello di fine anni Novanta.

Oro vera alternativa al dollaro

Avete in mente le sanzioni contro la Russia? Esse hanno riguardato anche le sue riserve valutarie, che in gran parte erano detenute in Europa. Il mondo si è guardato intorno per trovare un’alternativa al dollaro e il primo pensiero è stato rivolto alla moneta unica. Senonché, l’Europa è risultata un’area ancora più a rischio degli Stati Uniti per i capitali provenienti da Paesi potenzialmente considerati ostili. Ed ecco che quella che sembrava un’opportunità storica si è trasformata in una crisi dell’euro, anzitutto di credibilità.

La valvola di sfogo è stato l’oro, che è passato dai 1.925 dollari l’oncia alla vigilia della guerra russo-ucraina ai 2.650 attuali, ma arrivando fino a 2.800 dollari prima delle elezioni americane di novembre. E oggi come oggi nelle transazioni internazionali l’euro incide per meno rispetto al suo stesso peso economico.

Questi era al 14,7% nel 2023. Insomma, un patatrac. Vi ricordate quando ci raccontavamo che con l’euro avremmo contato di più? Valiamo meno della somma delle nostre singole economie. Un grande successo che si deve anche alle divisioni tra stati riguardo a temi come la politica fiscale, quella monetaria e il mercato dei capitali.

Crisi dell’euro strutturale

La crisi dell’euro sta diventando irreversibile o forse lo è già. Ma il fatto più gustoso è che i media continentali ci raccontano di una dedollarizzazione in atto, quando tutti i numeri ci dicono che stia avvenendo l’esatto contrario. Che la situazione sia grave, lo svelano le forti preoccupazioni dei governi comunitari per i possibili dazi dell’amministrazione Trump ai danni delle nostre merci. Poiché siamo cresciuti poco negli anni e affidandoci unicamente alle esportazioni negli Stati Uniti, ora non sappiamo dove sbattere la testa. La caduta del cambio non è un fenomeno momentaneo, bensì strutturale. E riflette il nostro declino geopolitico, nel tentativo di arrestare il quale era nata l’idea della moneta unica.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

1 Comment

  1. Da tempo seguo gli articoli del Dr. Timpone e con convinzione mi sento di affermare che è uno dei pochissimi giornalisti con specialità economico/finanziaria degno di tale qualifica: la chiarezza e la puntualità delle sue osservazioni, sempre debitamente supportate, lascia al lettore la piacevole sensazione di aver proficuamente dedicato il tempo alla lettura dei suoi articoli. Un dovuto grazie e un meritato elogio per il suo ottimo e prezioso lavoro.

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