Stimoli BCE sotto stress nei prossimi mesi
Viceversa, l’Italia è tra i paesi maggiormente bisognosi di una politica monetaria ancora ultra-espansiva a lungo, non avendo né risanato del tutto i suoi conti pubblici, né agganciato la ripresa economica, né ancora essendo uscita dal rischio deflazione. Come segnalato, la Francia si pone in una situazione intermedia, anche se più tendente al Sud che non al Nord Europa.
Se quanto appena scritto è vero, significa che il governatore della BCE, Mario Draghi, avrà nei prossimi mesi una bella gatta da pelare.
Guai in vista per Draghi
In teoria, il compito apparirebbe semplice, perché l’istituto deve rispondere non alla singola economia – concetto ribadito nei mesi scorsi per zittire le polemiche tedesche contro i suoi stimoli monetari – bensì all’interesse dell’intera Eurozona. Ma passiamo dalla teoria alla pratica e chiediamoci: cosa potrà fare Draghi, se l’inflazione tedesca segnala di accelerare velocemente e in economie come l’Italia rimane bassa? Accetteranno i tedeschi una crescita tendenziale dei prezzi – supponiamo – del 3%, al fine di consentire alla BCE di mantenere il suo programma di allentamento monetario più a lungo? Se conosciamo bene la linea di Berlino e le sensibilità di cittadini e imprese in Germania, la risposta sarebbe “nein”.
Il governo tedesco e la Bundesbank hanno dimostrato ampiamente di tollerare una politica monetaria e fiscale differente da quella desiderata, a patto di non contrastare con gli interessi dell’economia tedesca. Un rischio inflazione e di destabilizzazione dei mercati, immobiliare in Germania incluso, con stimoli sempre più potenti, non saranno accettati a lungo dal duo Frau Merkel e Wolfgang Schaeuble.