Emergenza immigrazione e Grexit, errori fatali
Che dire della gestione fallimentare dell’emergenza immigrazione e profughi, oltre che della minaccia del terrorismo? La risposta dei commissari al boom di consensi di partiti marcatamente xenofobi è stata sempre la stessa: serve l’accoglienza. Fino a pochi giorni fa, il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, spiegava come un continente da mezzo miliardo di persone non dovrebbe avere difficoltà ad ospitare due milioni di nuovi individui. Numeri, che cozzano contro sentimenti diffusi e le realtà urbane e non di tutto il Vecchio Continente.
L’apice del discredito è stato raggiunto lo scorso anno, quando la lotta serrata tra Bruxelles e Atene ha portato quest’ultima sull’orlo del default e dell’uscita dall’euro (Grexit). Disorientati, milioni di europei hanno compreso l’incapacità delle istituzioni comunitarie di far fronte alle crisi.
UE è germano-centrica?
Alla base della rivolta di un numero crescente di popoli e di governi contro l’establishment europeo c’è la sensazione che il loro futuro sia sempre più nelle mani di burocrati lontani dalla realtà in cui vivono e che la sovranità nazionale degli stati sia stata ceduta a organismi, che sembrano rispondere solamente ai diktat tedeschi.
Ed è proprio questo il vero nodo da sciogliere nei prossimi mesi e anni: la UE è una costruzione a guida tedesca? E se sì, gli altri stati ci staranno o preferiranno prenderne le distanze come Londra con la Brexit? Una soluzione realmente alternativa non esiste. La Germania è oggi il paese che maggiormente personifica i paradigmi su cui si regge Bruxelles, come il rigore fiscale, una politica monetaria ortodossa e una tendenza sempre più solida all’apertura dei commerci con il resto del mondo.