Non passa giorno senza che François Villeroy de Galhau non faccia sentire la propria voce per reclamare un nuovo taglio dei tassi di interesse a dicembre. Il governatore della Banca di Francia lo ha ribadito anche questa settimana, sostenendo la necessità di essere aperti sull’entità in base al flusso dei dati macroeconomici. Da tempo si è spostato nettamente a favore delle posizioni da “colomba” nel board della Banca Centrale Europea (BCE) dopo una fase di cautela. E non è un caso che questo suo riposizionamento sia avvenuto contestualmente allo sviluppo della crisi politica e del debito in Francia.
Rendimenti francesi superiori ai greci
Quella che ci lasciamo alle spalle è stata una settimana pesante per Parigi. I rendimenti francesi sono saliti sopra i livelli della Grecia per la prima volta nella storia. Lo spread con la Germania si è portato ai massimi dal 2012, le distanze con i titoli di stato italiani si sono accorciate ai minimi dalla primavera del 2010. In Francia c’è aria di crisi di governo con la destra di Marine Le Pen che potrebbe votare la sfiducia presentata dalla sinistra. Non c’è una maggioranza capace di approvare il nuovo bilancio, ragione per cui il governo farà a meno del voto, cosa possibile in base alla Costituzione.
Taglio dei tassi BCE in vista
La crisi in Francia da politica è diventata fiscale e viceversa. Questo richiede massima attenzione da parte di Francoforte. Christine Lagarde ha ancora gli acquisti dei bond con il Quantitative Easing e il PEPP quale strumento per tenere a bada gli spread. Nei mesi scorsi, ha evitato di ridurre i bond francesi a bilancio per non accrescere le pressioni su di essi. Tuttavia, si tratta di uno strumento limitato, anche perché sta per i due programmi monetari sono stati cessati e i reinvestimenti netti con il PEPP saranno azzerati entro il prossimo mese.
Il taglio dei tassi può contribuire a distendere gli animi sui mercati. Abbassando i rendimenti, la spesa per interessi negli stati si riduce tendenzialmente per i governi. E ciò allontana il rischio di una crisi fiscale in Francia. Avvenne così anche nel 2011, quando agli esordi da governatore, Mario Draghi decise nell’autunno di tagliare i tassi dopo che il predecessore li aveva alzati nei mesi precedenti. Non bastò, tanto che nel luglio del 2012 si rese necessario il “whatever it takes“. Da allora la BCE si è dotata di strumenti per stabilizzare i mercati sovrani, pur non così potenti come si renderebbero eventualmente necessari.
Corsa per evitare crisi in Francia
Quello che tutti sanno, a Bruxelles come a Francoforte e nella stessa Berlino, è che la Francia sarebbe ancora più “too big to fail” dell’Italia. In altre parole, non ci sarebbe modo di salvarla se si scatenasse uno scenario apocalittico sui mercati. E per scongiurare anche solo il rischio teorico sarà necessario intervenire prima con mosse azzeccate per sventare una crisi fiscale della Francia. Per questo è probabile, seppure non certo, che il taglio dei tassi a dicembre sarà dello 0,50%. Lo fiutano i mercati, lo invoca tra le righe il governatore francese.