Colpo di scena nella infinita crisi di Banca Monte Paschi di Siena (MPS). Il Ministero di economia e finanze, che possiede poco più del 64% del capitale, sta facendo pressione sull’Amministratore Delegato, Guido Bastianini, affinché rassegni le dimissioni dalla carica. La notizia ha rinvigorito le azioni in borsa dell’istituto, che in settimana guadagnano il 5%, portando la capitalizzazione a circa 950 milioni di euro.
Il “redde rationem” dovrebbe arrivare contestualmente alla riunione del Consiglio di amministrazione del 7 febbraio, quando dovranno essere approvati i conti del quarto trimestre e, dunque, dell’intero 2021.
Insomma, in poco più di un anno e mezzo di lavoro, Bastianini sembrerebbe avere svolto bene il suo lavoro. Tant’è che la politica in questi giorni sta facendo quadrato trasversalmente attorno alla sua figura. Nominato dal Tesoro AD nella primavera del 2020, quando in carica c’era il governo “giallo-rosso”, a schierarsi dalla sua parte c’è il governatore toscano Eugenio Giani, che non si capacita pubblicamente delle ragioni di questo rimpiazzo. Anche Matteo Salvini ritiene che al manager vada riconosciuto il merito di avere prodotto risultati tangibili in breve tempo. Dalle parti del Movimento 5 Stelle, poi, la senatrice Carla Ruocco fa presente che il ministro del Tesoro, Daniele Franco, sarà ascoltato alla Commissione d’inchiesta sulle banche il prossimo 15 febbraio. Apprezzamenti in difesa di Bastianini sono arrivati anche da Leu.
Crisi MPS, le ragioni dello scontro Tesoro-Bastianini
Cosa sta succedendo in casa MPS? In un incontro di pochi giorni fa, pare che il direttore generale del Tesoro, Alessandro Rivera, abbia chiesto all’AD un passo indietro.
Lo screzio risale agli ultimi mesi del 2021. Unicredit si alza dal tavolo delle trattative e rompe con il governo sull’acquisizione di MPS. Una clamorosa sconfitta, che a quanto pare Franco addebita a Bastianini. Anche perché questi sta occupandosi da tempo per studiare un piano “stand alone”, cioè che consenta alla banca senese di restare in piedi senza aggregazioni. Fatto sta che il mancato accordo con Andrea Orcel ha costretto l’esecutivo a chiedere all’Unione Europea una proroga di 12-18 mesi per la privatizzazione e a varare un ennesimo aumento di capitale. Ad oggi, la soluzione più concreta sarebbe di uno “spezzatino”: le filiali del Sud andrebbero alla Banca del Mezzogiorno, già a capo della Popolare di Bari; le altre controllate sarebbero vendute a terzi e i crediti deteriorati ceduti ad AMCO, controllata dallo stesso Tesoro.
Ma la vicenda sta avendo strascichi di natura potenzialmente legale. Il fondo BluBell, azionista di MPS, annuncia azioni contro il Tesoro per quelle che ritiene essere ingerenze “gravissime” nell’operato del management. Oggetto delle critiche è una dichiarazione del ministro Franco del novembre scorso, in cui smentiva l’ipotesi di rimpiazzare Bastianini. Da allora, spiega il fondo, nulla è accaduto per giustificare un cambio di idea. Per questo, continua, o il Tesoro è a conoscenza di fatti ignoti al mercato e capaci di influenzare sui prezzi o sta indebitamente agendo come se fosse una holding. Di più: pare che la presidente Grieco abbia comunicato a un paio di consiglieri di amministrazione di essere stata nominata al board di Generali in quota Francesco Gaetano Caltagirone.