Il rischio di applicazione del bail-in per MPS è più salto che in passato e potrebbe diventare reale nel caso di fallimento dell’aumento di capitale e della complessa operazione di cessione delle sofferenze. Lo avverte il vice-presidente e senior analyst dell’agenzia di rating, Moody’s, Carlo Gori, che precisa, però, come questo non sia lo scenario di base atteso dal suo istituto.
Secondo il manager, il successo del salvataggio di MPS ad opera del mercato dipende anche dal clima scaturente dall’esito del referendum, per il quale una vittoria del “no” potrebbe ridurre la fiducia degli investitori e rendere più difficili gli aumenti per banche come MPS, ma anche Carige, Veneto Banca e Popolare di Vicenza.
Rischio bail-in c’è, ma politicamente non percorribile
Gori riconosce, però, che l’applicazione del bail-in in Italia sarebbe “politicamente molto difficile”, data l’ampia diffusione dei bond subordinati tra il canale retail, mentre più facile sarebbe la sua adozione, se tali strumenti fossero nelle mani degli investitori istituzionali. Per questo, l’analista di Moody’s prevede, che nel caso vi fosse bisogno, lo stato italiano interverrebbe per un’applicazione meno ortodossa della nuova disciplina sui salvataggi bancari.
A potere alleviare l’onere della ricapitalizzazione vi è l’ipotesi – ormai nota da diverse settimane e che è presente sia nel piano di JP Morga, sia in quello presentato dall’ex ministro Corrado Passera – di conversione delle obbligazioni subordinate MPS, il cui valore nominale complessivo è oggi di 3 miliardi, considerando che 4 delle 8 emissioni siano arrivate già a scadenza. (Leggi anche: Crisi MPS, aumento a rischio e bail-in si avvicina)