Le dimissioni di Carlos Tavares da CEO di Stellantis segnano un’ottima notizia per l’Italia. Non perché il manager avesse posizioni conflittuali con l’azienda circa le delocalizzazioni, la cassa integrazione negli stabilimenti italiani, i modelli delle auto e i relativi prezzi fissati. Ma il suo nome era diventato un ostacolo per il dialogo con il governo Meloni. Dichiarazioni e carattere sgradevoli lo avevano reso un personaggio tossico per le relazioni aziendali, non solo con le istituzioni del Bel Paese.
Colloquio tra Urso ed Elkann
Ieri, il ministro per il Made in Italy, Adolfo Urso, ha avuto un colloquio telefonico con John Elkann, presidente di Stellantis e che per i prossimi mesi eserciterà le deleghe del CEO dimissionario. L’azienda sarà presente al tavolo di confronto al Mimit del 17 dicembre con Jean Philippe Imparato, che è il responsabile per il mercato europeo. C’è la sensazione che con l’addio del manager sia possibile un reset delle relazioni con Palazzo Chigi.
Francia punta a fusione con Renault
E in aiuto a Roma c’è la crisi politica in Francia. Il governo Barnier oggi con ogni probabilità sarà sfiduciato e la posizione del presidente Emmanuel Macron è debolissima in patria e all’estero. L’Eliseo pretenderebbe la fusione tra Stellantis con Renault, così da risolvere un’altra crisi aziendale. Lo stato francese è azionista in entrambe le società e tramite la fusione rafforzerebbe la propria posizione nel gruppo. Ma Elkann non sembra favorevole all’integrazione, che vede come l’unione tra due debolezze. Inoltre, punterebbe a preservare la centralità di Exor nell’azionariato.
Quasi per coincidenza, il suo interesse è condiviso dalla politica italiana. La premier Giorgia Meloni ha voluto tenere i toni bassi sulla vicenda, anche prima delle dimissioni di Tavares. Le opposizioni alzano la voce per allontanare i sospetti di atteggiamento accomodante verso l’editore dei quotidiani Repubblica e La Stampa, notoriamente schierati a sinistra.
Stellantis e governo dialogano
Meloni e Urso chiederanno certamente a Stellantis di mantenere gli impegni sulla gigafactory a Termoli, i livelli occupazionali negli stabilimenti italiani e di potenziare la produzione in Italia, magari producendo da noi le city car. L’idea sarebbe di puntare su Pomigliano d’Arco. Solo se queste condizioni saranno soddisfatte, il governo offrirebbe in cambio incentivi alla filiera tramite il Piano Italia. Nel frattempo, Elkann ha ancora una volta declinato l’invito del Parlamento di recarsi in audizione per rispondere agli interrogativi dei parlamentari. Vuole prima attendere l’esito dell’interlocuzione con il governo. E questa a Palazzo Chigi è stata percepita come una mossa distensiva, anche se deputati e senatori non l’hanno presa per nulla bene.