Uno dei postulati della teoria economica è che le crisi servano per selezionare darwinianamente le aziende che competono sul mercato, facendo sì, cioè, che vengano eliminate dalla scena le aziende in crisi ossia quelle meno efficienti e non profittevoli.
Le aziende che chiudono in Italia sono spesso sane
Purtroppo la crisi che stiamo sperimentando dal 2008 smentisce tutto questo perchè fa emergere il fenomeno opposto: in Italia dalla competizione escono anche le aziende sane. Lo rileva l’Osservatorio sulle crisi d’impresa di Cerved Group che ha voluto misurare l’impatto sulle imprese italiane della recessione economica , allargando l’indagine a tutte le procedure concorsuali e ai casi di chiusura volontaria dell’azienda (liquidazioni).
Partendo dall’osservazione dei primi mesi del 2012, Cerved comunica che sono uscite dal mercato 55 mila aziende (circa 200 al giorno), un valore record nel decennio, che supera quello gia’ molto negativo dello stesso periodo del 2011 (+0,8%). Nello specifico i fallimenti hanno sfiorato quota 9 mila (+2% rispetto ai primi nove mesi 2011), le procedure concorsuali non fallimentari sono state 1.500 con un incremento del 7,3%, mentre si sono registrate 45 mila liquidazioni ovvero lo 0,3% in più rispetto all’analogo periodo 2011. Disaggregando il campione, aumenta rispetto al 2011 il ricorso delle società di capitali alla liquidazione (+8,9% ) e fra queste, sono state liquidate piu’ di 5 mila ritenute affidabili secondo i punteggi di bilancio di Cerved Group. Se si guarda alle aziende più strutturate cioè quelle con asset superiori a 2 milioni di euro, le liquidazioni di aziende sano sono state 285, con un incremento pari al 17% rispetto al 2011. Come si spiega questo fenomeno? Secondo Gianandrea de Bernardis, Ad di Cerved Group, pesano le aspettative pessimistiche sul futuro con una crisi che in Italia non sembra voler terminare. Guardando ai comparti pesanti defezioni per il terziario (+6,3%) e per il settore delle costruzioni (+9,9%), mentre più stabile è il settore manifatturiero (+1,5%). Tra le regioni, quelle che hanno avvertito piu’ pesantemente la crisi risultano le Marche (exit ratio pari al 3,7%), la Lombardia (3,7%) e la Puglia (3,6%).