Banca centrale continua a stampare moneta
Sarà, però, un sollievo di corto respiro, dato che il Fondo Monetario Internazionale prevede che l’inflazione quest’anno dovrebbe esplodere a non meno del 1.600%, ovvero i prezzi si moltiplicheranno per 16 dai livelli già stellari a cui sono arrivati. Le banconote da 20.000 bolivar non saranno certamente le più alte che verranno emesse nel paese.
Normale che ciò accada in un paese a corto di dollari, dove la banca centrale ha aumentato l’offerta di moneta solo nel 2016 del 127%, al fine di coprire l’enorme deficit di bilancio, che risulta passato 16,85% del 2015 al 25,7% del pil.
Persa fiducia nel bolivar, serve cambiare moneta
E così, le riserve valutarie sono crollate dai 43 miliardi di dollari del 2008 ai 10,9 miliardi di oggi. Impossibile che Caracas riesca a onorare il debito estero, anche se non ha effettivamente mancato ad oggi alcun pagamento, scaricando il problema su 30 milioni di consumatori, costretti a travalicare in molti casi il confine con la Colombia per comprarsi qualcosa da mangiare o persino per vendersi i capelli e guadagnarsi qualche prezioso dollaro con cui fare la spesa. (Leggi anche: Default Venezuela evitato, ma rischio esplosione della crisi)
Sono le cronache di un’economia non morente, già morta. A queste condizioni, il brutale regime chavista di Nicolas Maduro potrebbe anche resistere alle sempre più frequenti proteste politiche e spontanee dei venezuelani, ma quel che è certo è che la fiducia nella moneta nazionale non è più recuperabile. Quanti hanno sperimentato il flagello dell’iperinflazione, da ultimo lo Zimbabwe nel 2009, hanno dovuto ritirare tutta la moneta nazionale dalla circolazione e sostituirla con un’altra di nuova emissione.