La borsa in Venezuela macina record su record
Se le cose andranno come in India in questi giorni, dove il ritiro delle banconote dal taglio più elevato ha provocato un crollo di cash circolante, il Venezuela potrebbe passare dalla padella alla brace e degenerare in rivolte sanguinose, dato il rovente clima politico a Caracas. Si partirà dai tagli di 200 e 500 bolivar e si salirà progressivamente con i 1.000, 5.000, 10.000 e 20.000 bolivar.
Il bolivar al mercato nero ha perso il 99,4% del suo valore dal 2012, ma solo nell’ultimo mese si è avuto un crollo del 40%, tanto che un dollaro viene adesso scambiato intorno a 1.950 bolivar, quando poche settimane fa era a circa 1.200.
Si capisce bene il paradosso di una borsa esplosiva, nel pieno di un’economia in caduta libera. Negli ultimi due mesi, il mercato azionario venezuelano ha messo a segno un rialzo del 115%. Dal giorno delle elezioni USA, i guadagni sono stati del 45%. Come mai una simile anomalia? Il boom delle azioni locali è solo il riflesso dell’iperinflazione, che spinge in alto le quotazioni, anche se in termini reali queste si stanno deprezzando. Negli ultimi tre anni, ad esempio, i prezzi dei titoli sono esplosi del 1.160%, ma nello stesso arco di tempo, l’inflazione cumulata e il crollo del bolivar hanno decimato il loro valore reale. Eppure, l’euforia borsistica potrebbe continuare a servire alle famiglie quale ultima speranza per tentare di mettere al riparo il proprio potere d’acquisto. (Leggi anche: Boom in borsa in Venezuela, che succede?)