C’era una volta una piccola Italia a buon mercato per andarci a trascorrere le vacanze. Bellezze paesaggistiche giudicate simili dai turisti stranieri, a fronte di un livello di servizio medio-alto e di prezzi bassi. Con l’ingresso della Croazia nell’euro, quel mondo sembra essere svanito. Vi ricordate cosa accadde in Italia nel 2002, quando abbandonammo fisicamente la lira? Già a mezzanotte di Capodanno molti di noi si resero conto che la conversione del cambio secondo i tassi ufficiali fosse spesse volte un miraggio.
Rincari per servizi e generi alimentari
E adesso sta accadendo la stessa cosa per la Croazia nell’euro. Già a gennaio si registrarono proteste dei cittadini dinnanzi ad aumenti dei prezzi ritenuti ingiustificati e che per i generi alimentari sarebbero stati anche nell’ordine del 30%. Il presidente minacciò ripercussioni fiscali a carico dei commercianti disonesti. La situazione non è cambiata in meglio, però. Sembra che il prezzo del pane sia sostanzialmente raddoppiato dallo scorso anno, in molti casi salendo da 2,50 a 4,50 euro al chilo.
L’ingresso della Croazia nell’euro non poteva avvenire in un momento peggiore. L’inflazione di suo era già alta in tutto il mondo avanzato. L’abbandono della kuna ha semplicemente amplificato il fenomeno. E così, molti prodotti alimentari sono esplosi di prezzo. Prendere un caffè al bar oggi può costare anche 2 euro nelle località turistiche, praticamente il doppio della media nazionale in Italia. Tutto sarebbe rincarato, dai bar agli alberghi, passando per ombrelloni e sdraio.
Area Schengen traina turismo
La stampa locale non è tenera con i rincari. Ha calcolato che una famiglia di quattro persone spenderebbe in media 1.200 euro a settimana e fino a 4.000 euro se alloggia in albergo. Per metà del prezzo si può andare in vacanza in località come Albania ed Egitto, così come in Grecia. Sembrerebbe che la Croazia nell’euro sia stato un autogol per Zagabria. Il paese rischia un calo di turisti con la ripresa dei flussi dopo la pandemia. Ad oggi, tuttavia, non è accaduto. Prenotazioni in aumento rispetto al 2022 e oltre 38 milioni di pernottamenti da inizio anno.
Il fatto è che l’ingresso della Croazia nell’euro ha coinciso con l’adesione all’area Schengen. In pratica, da quest’anno si può entrare nel paese senza documenti, esattamente come avviene tra paesi come Italia e Germania, Italia e Francia, Francia e Germania, ecc. Questo è certamente un tonificante per il mercato turistico. Anche perché la Croazia attira perlopiù turisti tedeschi, austriaci e polacchi. Contrariamente a quanto molti di noi pensano, non tutti gli stati comunitari o dell’Eurozona fanno parte dell’area Schengen. Non lo sono per esempio Romania, Bulgaria, Irlanda e Cipro.
Croazia nell’euro, caro ombrellone in Italia
C’è da dire che, per approfittare dei rincari croati, servirebbe all’Italia perlomeno mantenere i propri prezzi invariati. Non è per nulla quanto sta accadendo. Tutto costa di più anche da noi. I voli aerei sono diventati proibitivi sul mercato interno. Spostarsi in estate da regioni come Lombardia verso Sicilia o Puglia può costare di più che recarsi negli Stati Uniti. Altro che attirare nuovi turisti dall’estero, il rischio è di disincentivare persino gli spostamenti interni.
C’è il fenomeno dell’inflazione ad avere gonfiato i prezzi, ma in molti casi c’è una tendenza alla speculazione in certi comparti scarsamente esposti alla concorrenza che danneggia i consumatori. Ed ecco che la Croazia nell’euro può continuare ad attirare turisti dall’estero anche con i rincari monstre di questi mesi. Non sarà più una località low-cost in assoluto, ma lo continuerà forse ad essere in relazione alle tariffe folli delle mete vicine.