Crollo banche, il caso del fallimento di Silicon Valley Bank rischia di mettere in crisi l’intero sistema di credito europeo per cui i risparmiatori temono per i loro conti.
Il primo istituto europeo ad avere problemi è Credit Suisse e il timore è che il contagio possa colpire anche le banche italiane, particolarmente esposte a causa dell’ingente capitale straniero investito. Ancora una volta la crisi parte dagli Stati Uniti dove, di fatto, non esistono regole. Questo rispetto alla capitalizzazione delle banche, cioè una banca non ha obblighi reali di creare riserve di capitale.
Se vogliono investire il 100% dei propri soldi, possono farlo, cosa che una banca europea ad esempio non potrà mai fare. Ma la crisi è oramai in atto. Cosa rischiano i risparmiatori di Credit Suisse? Ma soprattutto: cosa succederebbe ai conti correnti italiani qualora il crollo dovesse colpire istituti italiani?
Crollo banche, cosa sta succedendo ai risparmiatori di Credit Suisse?
Il sistema bancario svizzero, dunque anche Credit Suisse, possiede una sorta di cordone di salvataggio per chi ha del denaro depositato in un istituto in dissesto. Ad attivare questo fondo è Esisuisse, e se la Finma, vale a dire l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari, decide di aprire una procedura di fallimento per una banca, allora i rimborsi per i risparmiatori avvengono in prima battuta a partire dagli attivi disponibili dell’istituto. Qualora questi ultimi non dovessero bastare, allora interviene Esisuisse che copre la differenza. I clienti possono comunque essere rimborsati fino a un massimo di 100mila franchi svizzeri.
Al momento, comunque, non si registra una corsa agli sportelli per ritirare i propri depositi, a differenza di quanto sta accadendo in California con la Silicon Valley Bank.
Ma se la crisi bancaria avvenisse in Italia, cosa succederebbe ai conti?
In Italia, esiste un sistema di tutela dei risparmiatori molto simile a quello presente in Svizzera.
In caso di crollo delle banche, i depositi vengono restituiti entro 7 giorni lavorativi.
In Italia ci sono circa 739 miliardi di euro di depositi garantiti, il problema è che la dotazione del Fondo interbancario è di ‘appena’ 3,3 miliardi. Cosa significa? Che gli interventi non basterebbero neppure per il crac di una banca media. In realtà, il Fondo italiano è intervenuto molto raramente e quasi sempre con interventi più che altro preventivi. La soluzione di grosse crisi bancarie difficilmente passa per questo fondo. Il tema è comunque oggetto di discussione in Europa.
L’idea sarebbe quella di creare un Fondo unico a livello continentale in maniera tale da dare le medesime garanzie ai correntisti di tutti gli Stati membri. In caso di crollo generalizzato delle banche i paesi finanziariamente più forti potrebbero essere d’aiuto per i paesi più fragili.