Economia cubana e crisi del Venezuela
E pesa su L’Avana il collasso economico del Venezuela, partner commerciale strategico, oltre che fido alleato nell’ambito del socialismo rivoluzionario. Caracas ha inviato l’anno scorso la media di 55.000 barili al giorno di petrolio sull’isola, il 40% rispetto a un paio di anni prima. Greggio offerto a condizioni di gran lunga di favore, ma che il paese andino sempre meno può permettersi.
A fronte di minore petrolio importato, non solo cresce il costo della bolletta energetica cubana, ma affluiscono anche minori entrate di dollari, dato che l’isola inviava nel Venezuela medici e servizi sanitari, oltre che militari, per prestazioni stimate in 1,3 miliardi di dollari.
Importazioni difficili a Cuba
Il turismo resta la speranza del popolo cubano, che può oggi arrivare a guadagnare 40 dollari o più in un solo giorno, quando altrimenti un medico o un professore dovrebbe impiegare un mese per portare a casa la stessa cifra, alle dipendenze dello stato.
Le scarse entrate di dollari stanno rendendo difficoltosa la produzione nazionale, perché non ci sono soldi per la semina e per acquistare i trattori, con il risultato che gli agricoltori non riescono più nemmeno a coltivare le loro terre. Lo scenario è inquietante, perché ricorda quanto sta avvenendo in Venezuela, dove sono emerse scene di fame nel senso letterale del termine, per l’impossibilità di importare e produrre alcunché. (Leggi anche: Disgelo tra USA e Cuba ha una causa ben precisa: la crisi del Venezuela)