C’è da essere orgogliosi o perlomeno contenti quando una persona con origini del tuo stato assume una carica pubblica in un Paese straniero. A maggior ragione se viene promosso segretario di Stato negli Stati Uniti, la superpotenza mondiale. Non quando sei una dittatura e il figlio della tua terra è un tuo acerrimo oppositore politico. Cuba sta vivendo come un incubo la nomina di Marco Rubio a prossimo rappresentante della politica estera di Washington nell’amministrazione Trump. Il senatore della Florida, 53 anni, è sempre stato un durissimo nemico del regime castrista.
Marco Rubio incubo per regime castrista
I suoi genitori emigrarono in Florida nel 1956, tre anni prima che Fidel Castro desse vita alla Revolucion. Non fuggirono dalla dittatura comunista, anche se decisero di non fare ritorno sull’isola per via della mutata situazione politica. L’economia a Cuba versa in profonda crisi. Dal 2022 sono stati 850.000 i migranti cubani che sono arrivati in territorio statunitense per il Customs and Border Protection Office (CBPO). Tantissimi, se rapportati a una popolazione di circa 11 milioni di abitanti. In realtà, l’esperto di demografia ed economista Juan-Carlos Abizu-Campos ha stimato in 8,62 milioni la popolazione cubana, smentendo i dati ufficiali.
Crisi economica profonda
Alta inflazione, carenza di beni, generi alimentari inclusi, assenza di libertà e mancanza di elettricità ormai quotidiani stanno rendendo la vita complicatissima. Al mercato nero un dollaro si scambia contro 328 pesos cubani. Il tasso di cambio ufficiale sarebbe ancora di 125. Era di 1:1 fino alla fine del 2020. Da quando Donald Trump è stato rieletto presidente, la valuta emergente avrebbe perso un altro 7% contro il biglietto verde. Il dato lo abbiamo desunto monitorando i movimenti di mercato.
Cosa può succedere se Rubio si avventasse contro L’Avana con ulteriori sanzioni? Il bloqueo sarebbe causa principale dei guai economici di Cuba, stando al suo governo. Un’ulteriore stretta finirebbe per esasperare la popolazione, che accelererebbe con ogni probabilità la fuga di massa dall’isola. Il regime non ha fermato i flussi negli ultimi tempi, anzi ha ammesso di preferire che i “traditori” del popolo vadano via, anziché rimanere. Non si tratta di benevolenza, quanto del timore che l’estrema esasperazione porti a proteste diffuse come nel luglio del 2021.
Cuba userà profughi come ricatto?
E il regime potrebbe persino usare la migrazione di massa verso le cose della Florida come arma di ricatto nei confronti di Trump. Il tycoon ha vinto promettendo l’arresto dell’immigrazione clandestina. Sarebbe un brutto colpo alla sua immagine se riuscisse da un lato a frenare gli arrivi dal Messico, mentre la repubblicanissima Florida del governatore Ron DeSantis, di origini italiane, fosse travolta dalla maxi-ondata di profughi. A Cuba non c’è più speranza che il disgelo delle relazioni avviato nel 2015 da Obama possa essere ripreso. Neppure l’amministrazione Biden vi ha dato seguito, forse anche perché assorto in ben altri problemi di geopolitica mondiale.