Il trend è negativo per i titoli di stato italiani da quasi un paio di settimane a questa parte. I rendimenti tendono a risalire lungo la curva dei BTp. Di per sé, un segnale positivo per l’economia. Il mercato sconta un rialzo dei tassi BCE con il miglioramento dell’outlook, man mano che la pandemia si affievolisce. E al contempo, sposta capitali dalle obbligazioni sovrane verso quelle più rischiose e il comparto azionario. La maggiore propensione al rischio, si sa, colpisce i “safe asset”.
Tuttavia, non tutti i tratti della curva dei BTp ne stanno risentendo in eguale misura. Ieri, la scadenza a 2 anni offriva -0,48%, poco meno di un mese prima. In questo caso, quindi, i rendimenti non sono lievitati affatto. Anzi, risultano leggermente scesi. Spostandoci sul tratto a 5 anni, invece, siamo passati dal -0,09% al -0,01%. Qui, registriamo l’aumento di 8 punti base in un mese. Sui 10 anni, saliamo dallo 0,58% allo 0,70%.
Curva BTp e rialzo dei rendimenti
Perché ad essere colpiti maggiormente sono i titoli più lunghi? La risposta sta nella “duration”. I prezzi dei bond più longevi e con cedole relativamente basse sono più sensibili alle variazioni dei rendimenti di mercato. Quando questi ultimi salgono, i primi tendono a precipitare velocemente. Succede, quindi, che i possessori di questi bond subiscano maggiori perdite in una fase di rialzo dei rendimenti. Viceversa, escono vincitori quando i rendimenti scendono.
Attenzione: il fenomeno riguarda solamente il mercato speculativo. Chi ha comprato per tenere i bond nel cassetto fino alla scadenza non ha nulla da temere o guadagnare. Poiché i rendimenti italiani, in linea con il trend globale, stanno un po’ risalendo dai minimi toccati nei mesi scorsi, gli obbligazionisti si stanno regolando di conseguenza. Come? Accorciando la “duration” media dei loro portafogli. Vedono titoli a lungo e comprano quelli a breve.