Oggi è il giorno della svolta monetaria nell’Area Euro. La Banca Centrale Europea (BCE) annuncerà il primo taglio dei tassi di interesse dal 2019. Le dichiarazioni di tutti i membri del board nelle ultime settimane vanno in questa direzione. E in attesa del comunicato ufficiale e della successiva conferenza stampa di Christine Lagarde, la curva dei rendimenti italiani si è appiattita nell’ultima settimana. Il BTp a 10 anni offre al momento il 3,82% contro il picco del 4,02% del 29 maggio scorso. Nello stesso periodo di tempo, il BTp a 2 anni è sceso dal 3,62% al 3,47%.
Rendimenti italiani (e non solo) giù
Il decennale è considerato un riferimento per il tratto lungo della curva, mentre il biennale per il tratto medio-breve. La differenza tra i due ci esita il grado di pendenza della curva dei rendimenti italiani. Cosa significa il suo appiattimento nelle ultime sedute? In generale, i rendimenti a lungo termine riflettono le aspettative d’inflazione, quelli a breve la politica monetaria. Il fatto che i rendimenti italiani a lungo si siano abbassati più velocemente di quelli a breve, segnalerebbe che il mercato si attende un calo più marcato nella crescita tendenziale dei prezzi al consumo, anziché dei tassi di interesse.
Si potrebbe sostenere che questi dati captino un’inflazione italiana già molto bassa, contrariamente a tassi di interesse che verrebbero tenuti relativamente elevati per un periodo prolungato nell’Eurozona. Per capire se si tratti di una condizione solamente relativa ai rendimenti italiani, analizziamo l’andamento dei Bund. Il decennale tedesco è sceso nell’ultima settimana dello 0,16% al 2,52%, il biennale dello 0,12% al 2,99%. Anche in questo caso, assistiamo a un appiattimento della curva dei rendimenti.
Curva rendimenti più piatta per atteso taglio tassi
Dunque, il mercato non starebbe scontando una situazione peculiare per il Bel Paese. Si aspetterebbe tassi restrittivi e in media al 3% per i prossimi due anni dal 4% attuale sui depositi bancari.