I furbetti del cartellino sono diventati furbetti dello smart working. Con l’obbligo del lavoro agile, alcuni statali se ne stanno approfittando per stare a casa a fare poco o nulla.
Anzi, meglio ancora, perché se prima bisognava comunque attestare una presenza con il badge in ufficio, adesso è sufficiente un accesso al pc a distanza con le proprie credenziali personali. Che poi avvenga direttamente o per interposta persona, poco importa, per l’amministrazione pubblica c’è l’attestazione di “presenza”.
Crosetto contro i furbetti dello smart working
Se poi i servizi funzionano male, a rilento, la Cig non arriva o le pratiche vengono evase in ritardo, si può sempre dare la colpa alla mancanza di personale, slogan che i sindacati cavalcano da decenni per difendere a spada tratta i tutti i dipendenti pubblici.
Smart working, pochi controlli
I disagi sono all’evidenza di tutti anche durante la Fase 3 dell’emergenza. “È pieno di uffici in cui non risponde nessuno al telefono e di ritardi. Queste persone non si rendono conto che stanno danneggiando il sistema e nessuno può permettersi di non assumersi individualmente la responsabilità di un periodo che arriverà a colpire anche i privilegiati e chi si sente intoccabile“: Per l’ex parlamentare di FdI, ora imprenditore, “si tratta di una situazione che farà saltare il sistema economico e quello del 27 del mese“.
Lo sfogo del presidente della Sicilia
A Crosetto fa eco il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che ha preso di mira i dipendenti regionali, definendoli “improduttivi”. Secondo il governatore, “l’80% di loro si gratta la pancia dalla mattina alla sera. Ma non ditelo ai sindacati. Ora vogliono stare ancora a casa per fare il cosiddetto lavoro agile ma se non lavorate in ufficio, come pensate di essere controllati a casa?“. Affermazioni molto dure e offensive che i sindacati hanno prontamente osteggiato facendo presente che molti dipendenti, in piena pandemia, hanno comunque lavorato e sono rientrati in servizio, nonostante la carenza dei dispositivi di sicurezza. “Se la macchina non funziona – hanno sottolineato i sindacati – non è colpa dei dipendenti, ma di chi politicamente ne è a capo. Adesso basta, la misura è colma: valuteremo con i nostri legali se sussistono gli estremi per una querela, tutelando i lavoratori in ogni sede“.
Grazie allo smart working, i servizi hanno funzionato bene
Insomma, lo smart working da soluzione ideale per far risparmiare soldi allo Stato e per agevolare il lavoro dei dipendenti pubblici (ma anche privati) che lavorano ogni giorno per la collettività e per garantire servizi efficienti rischia di diventare un problema per colpa di qualcuno che se ne approfitta. Secondo le rilevazioni il ricorso allo smart working ha migliorato le condizioni lavorative dei dipendenti e anche la produttività è cresciuta visibilmente.