L’inflazione avrebbe raggiunto il picco un po’ ovunque. Negli Stati Uniti, è scesa a dicembre al 6,5% dal 7,1% di novembre. Nell’Area Euro, è passata dal 10,1% al 9,2%. Il rallentamento è avvenuto anche in Italia, ma di molto poco. Complice il parziale rinnovo del taglio delle accise, azzerato a gennaio, la crescita tendenziale dei prezzi al consumo da noi è stata dell’11,6%, giù solo dall’1,8% di ottobre e novembre. Mercati euforici per la fine attesa del ciclo monetario restrittivo globale. I tassi d’interesse sarebbero vicini al picco, da qui a breve le banche centrali smetterebbero di alzarli e di ridurre il grado di liquidità.
Sul Mercato obbligazionario Telematico di Borsa Italiana, lo scorso venerdì il BTp Italia 2028 quotava in area 97,35 centesimi, vale a dire a sconto sul suo valore nominale. Il rendimento reale offerto all’acquirente risultava essere del 2,10%. Ad esso si aggiunge il tasso d’inflazione semestrale rilevato dall’ISTAT. Lo stesso giorno, il BTp con cedola fissa, scadenza 1 dicembre 2028, offriva un rendimento del 3,41%. La sua quotazione era di 97 centesimi.
Per calcolare l’inflazione media annua attesa nel corso dell’investimento del bond indicizzato, si guarda alla differenza tra il rendimento del bond con cedola fissa e il primo. Ne consegue che il BTp Italia 2028 segnalerebbe una crescita media dei prezzi per i prossimi quasi sei anni di poco superiore all’1,30%. Uno scenario del tutto diverso dalla realtà di questi mesi. In pratica, il mercato non solo si attende che l’inflazione scenda fino a normalizzarsi, ma che si riporti tra qualche anno ai tassi molto bassi dell’era pre-Covid.
BTp Italia 2028, inflazione attesa arretra di mezzo punto
Ciò spiega il calo dei prezzi del BTp Italia 2028. Non ci sarebbe più alcuna corsa specifica ad inserire in portafoglio bond indicizzati. Vero è anche, però, che la quotazione è salita quest’anno in scia al trend globale. Aveva chiuso il 2022 a 95,70 centesimi. Questo dato, comunque, segnalerebbe un problema per i sottoscrittori di novembre. Allora, il rendimento reale alla scadenza offerto, al netto del premio fedeltà, fu dell’1,60%. In quei giorni, il bond con cedola fissa offriva un rendimento simile a quello attuale. Pertanto, chi acquistò il titolo indicizzato, lo fece sulla base di un’inflazione attesa nell’ordine dell’1,80% medio annuo nei sei anni successivi.
In appena un mese e mezzo, le aspettative d’inflazione si sarebbero indebolite di mezzo punto percentuale. In teoria, ciò significa che i sottoscrittori del BTp Italia 2028 percepiranno una cedola annuale media del 2,90% contro il 3,40% loro offerto dal bond con cedola fissa. Insomma, un investimento che risulterebbe meno conveniente. Ma c’è da dire che il mercato tende spesso a reagire eccessivamente nel breve periodo ai dati macro, sovra- o sotto-stimando variabili come l’inflazione. Le stesse stime ufficiali del governo italiano intravedono livelli d’inflazione elevati per il triennio in corso. Solo un crollo successivo al 2025 giustificherebbe le basse aspettative segnalate dal BTp Italia 2028. A meno che a sbagliarsi non siano proprio le stime ufficiali.