Soltanto un mese e mezzo fa, i nostalgici del comunismo di tutto il mondo si recavano in Russia per celebrare il centesimo anniversario della Rivoluzione di Ottobre, quella che scatta con l’assalto bolscevico al Palazzo d’Inverno e che porterà alla fondazione dell’Unione Sovietica. Un pezzo di quella storia non ha mai cessato di esistere, resiste in Bielorussia, dove nel 1994, poco tempo dopo la dissoluzione dell’Urss, prendeva il potere Alexander Lukaschenko, il quale da allora non lo ha più mollato.
Internet è stato definito dal capo dello stato “spazzatura” non troppo tempo fa, ma dopo la dura recessione del biennio passato, Lukaschenko sembra avere imparato la lezione e vuoi per evitare di concludere la propria carriera politica in fuga su qualche elicottero in stile Ceaucescu, vuoi perché avrebbe compreso l’importanza di aprire all’economia privata, ha varato una serie di leggi di recente, che vanno nel senso di consentire maggiore libertà d’impresa ai cittadini residenti, allentando la morsa della burocrazia e aprendo per decreto al variegato mondo delle “criptomonete”. (Leggi anche: Bielorussia, Lukashenko: controlli sui prezzi saranno per sempre)
Sì, avete letto bene: quello che sino ad oggi è stato considerato l’ultimo dittatore d’Europa ha segnalato la volontà di svoltare e di trasformare la Bielorussia in un hub tecnologico di rilievo mondiale. Per farlo, ha legalizzato le transazioni in Bitcoin e tutte le altre monete digitali, consentendo, addirittura, la conversione in monete ufficiali e viceversa sul mercato dei cambi di Minsk.
Minsk punta sull’high tech per svilupparsi
Non è finita, perché tutte le società attive nel campo delle criptomonete potranno anche decidere di sottoporsi a pezzi di legislazione britannica nell’ambito commerciale, in modo da risolvere uno dei problemi più sentiti nel paese: il rifiuto da parte degli investitori stranieri di stringere partnership o di acquisire società locali, sottoponendosi alle leggi di Minsk. Il tutto ha il preciso scopo di attirare capitali dall’estero, già allettati dalla disponibilità di manodopera qualificata e a basso costo proprio nel settore tecnologico. Non a caso, Vsevolod Yanckevsky, a capo di High Tech Park, l’ente fondato dallo stato nel 2005 per sostenere lo sviluppo della tecnologia, ha dichiarato soddisfatto che il decreto del governo sarebbe stato scritto “esattamente come la comunità tech lo voleva”.
La Bielorussia non è nuova a iniziative imprenditoriali di pregio nel campo tecnologico. L’applicazione di messaggistica per la telefonia mobile Viber è stata creata qui, così come la società di programmazione EPAM Systems Inc, quotata al NYSE. E bielorusso è anche l’inventore del popolare gioco online World of Tanks, tale Victor Kislyi, che è diventato anche il primo miliardario del paese.
L’economia bielorussa ha bisogno di un salto per uscire non solo dalla recessione, ma anche dall’arretratezza in cui sembra sostare per l’isolamento commerciale e finanziario in cui l’ha relegata orgogliosamente Lukashenko.