Il passaggio dal forfettario per il possessore di partita IVA al regime transitorio biennale. Ecco, nel dettaglio, come funzionerebbe la cosiddetta flat tax a tempo. Al fine di evitare che, proprio per le partite IVA che escono dal regime fiscale agevolato con la tassa piatta al 15%, si passi ad una tassazione IRPEF ordinaria al 43%. Così come è riportato in questo articolo.
Nel dettaglio, quella del passaggio dal forfettario per il possessore di partita IVA al regime transitorio biennale è per ora solo una proposta.
Dal forfettario partita IVA al regime transitorio biennale. Ecco come funzionerebbe la flat tax a tempo
In particolare, con l’uscita dal forfettario partita IVA, la proposta prevede l’accesso per due anni ad una tassa piatta innalzata dal 15% al 20%. Prima di dover poi bruscamente passare al regime IRPEF ordinario.
Con il quarto ed ultimo scaglione IRPEF che prevede, non a caso, l’applicazione di un’aliquota progressiva che è al 43%. Mentre per i forfettari al 5%, per i primi 5 anni di attività, la proposta di revisione sarebbe invece improntata sull’introduzione di un regime biennale transitorio con la tassa piatta innalzata al 10%.
Perchè sarebbe molto importante introdurre la flat tax a tempo
Ecco perché, dal forfettario partita IVA al regime transitorio biennale, si parla di introduzione della flat tax a tempo. Una misura cuscinetto che, tra l’altro, andrebbe a salvaguardare la crescita dimensionale delle micro e delle piccole imprese. Per le quali spesso è troppo penalizzante passare dalla tassa piatta al 15%, per compensi o ricavi fino a 65.000 euro, ad un prelievo IRPEF fino al 43% come sopra accennato.