Dalla cartella fiscale all’intimazione al pagamento: dopo quanto tempo scatta l’esecuzione forzata

Alla cartella di pagamento segue l’esecuzione forzata. Prima di arrivare alle maniere forti, tuttavia, è concessa altra chance
11 mesi fa
3 minuti di lettura
cartelle
Foto © Licenza Creative Commons

Vedersi notificare una cartella di pagamento non è piacevole per nessuno. Cartella di pagamento vuol dire brutte notizie. Significa che l’ente creditore, ossia l’Amministrazione finanziaria, a cui non sono state pagare tasse e imposte, ha dato mandato all’Agenzia Entrate Riscossione di attivarsi per recuperare detti importi.

Nella cartella c’è scritto tutto. Quale imposta o tassa non è stata pagata (IRPEF, IVA, bollo auto, IMU, TARI, ecc.), l’importo, le sanzioni, gli interessi e i tempi per pagare (60 giorni dalla notifica).

L’arrivo della cartella, tuttavia, non deve subito allarmare. Bisogna in primis verificarne la fondatezza e la regolarità.

Se si paga il debito è chiuso. Se, invece, nonostante la pretesa fiscale sia fondata, non si paga, l’Agenzia Entrate Riscossione andrà avanti con la procedura di recupero. Una procedura che potrà arrivare fino all’esecuzione forzata, anche se di mezzo ci passerà ancora l’intimazione al pagamento.

Cosa si può fare se arriva la cartella di pagamento

Alla notifica di una cartella di pagamento si arriva tramite un iter che ha il suo fondamento, come detto, nell’esistenza di un debito verso l’Amministrazione finanziaria non pagato a tempo dovuto. Ad esempio, l’Agenzia Entrate si accorge che il contribuente non ha pagato l’IRPEF dovuta. Quindi, invia un avviso bonario invitandolo a pagare. Se questi nemmeno paga ne può seguire l’iscrizione a ruolo del debito.

Dunque, l’Agenzia Entrate si rivolge all’Agente riscossione il quale avvia la procedura di recupero, inviando una cartella di pagamento.

A fronte della cartella ricevuta, il contribuente ha diverse scelte possibili, ossia:

  • Pagare
  • Rateizzare
  • Sospendere
  • Rottamare (se possibile aderire a qualche definizione agevolata).

Con riferimento alla rottamazione, ad esempio, sono state previste diverse edizioni. L’ultima è la rottamazione quater, che poteva avere ad oggetto i carichi (debito) affidati all’Agenzia Entrate Riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022.

Aderendo, il contribuente è riuscito a risparmiare un bel po’ di soldi, pagando sostanzialmente solo la quota capitale del debito che era iscritto a ruolo.

Il pagamento (unica soluzione/rate) o la sospensione

Se non è possibile fare rottamazione, il contribuente può pagarla in unica soluzione o chiedendone la rateizzazione (massimo 72 rate). Per il rateizzo cartella di pagamento occorre fare domanda all’Agenzia Entrate Riscossione. A questo proposito valgono le seguenti regole:

  • se l’importo da rateizzare non è superiore a 120.000 euro, la richiesta di rateizzo è da farsi direttamente on-line tramite il servizio “Rateizza adesso” presente nell’area riservata del sito dell’Agenzia Entrate Riscossione e non bisogna allegare l’ISEE
  • laddove, invece, l’importo da spalmare è oltre 120.000 euro, occorre compilare l’apposito modello da inviare via PEC agli specifici indirizzi riportati all’interno del modello stesso. In tal caso occorre dimostrare che ci si trova in condizioni di difficoltà economia allegando l’ISEE.

Infine, laddove il contribuente ritenga che la pretesa contestata nella cartella di pagamento NON sia fondata può chiedere la sospensione delle procedure di riscossione per far verificare all’ente creditore la propria situazione. La richiesta di sospensione deve farsi, entro 60 giorni dalla notifica della cartella stessa, all’Agenzia Entrate Riscossione con una delle seguenti modalità:

  • direttamente nell’area riservata del portale Agenzia Entrate Riscossione
  • via e-mail agli indirizzi indicati nel Modello SL1.

Dalla cartella di pagamento all’esecuzione forzata

Laddove, il contribuente, non dovesse pagare la cartella di pagamento e non lo dovesse fare nonostante sia appurato che l’importo richiesto sia dovuto, l’Agenzia Entrate Riscossione potrà procedere con il recupero delle somme.

Ciò non sarà immediato. Al mancato pagamento della cartella, infatti, seguirà l’intimazione al pagamento. In sostanza un nuovo avviso con cui si avverte il contribuente prima che si dia luogo all’esecuzione forzata.

L’intimazione al pagamento arriva qualora sia passato un anno dall’arrivo della cartella e il contribuente risulti ancora debitore.

Una volta ricevuto l’intimo di pagamento, si hanno 5 giorni di tempo per pagare il dovuto. Anche in tal caso è prevista chance di chiedere la rateizzazione delle somme a debito o la sospensione legale della riscossione nei casi e nei termini previsti dalla legge.

Solo laddove, il contribuente non dovesse pagare nemmeno dopo aver ricevuto l’intimazione, l’Agenzia Entrate Riscossione è legittimata a procedere con l’esecuzione forzata per il recupero delle somme dovute. Una volta recuperate, tali somme saranno riversate all’ente creditore da cui è partita l’iscrizione a ruolo.

Riassumendo

  • quando arriva la cartella di pagamento il contribuente può pagare, rateizzare, chiedere la sospensione o, se possibile, aderire alla rottamazione
  • al mancato pagamento della cartella, dopo un anno, segue intimazione al pagamento
  • se non si paga nemmeno l’intimazione al pagamento, si procederà con l’esecuzione forzata.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

pensione lavoro
Articolo precedente

Lavorare con Quota 102 e 103: nuovi chiarimenti Inps

Numeri di Ita e il ritorno possibile del marchio Alitalia
Articolo seguente

Ecco i numeri di Ita e perché il marchio Alitalia potrebbe tornare a volare presto