Quelle arrivate stamane dalla Germania sono cattive notizie sul fronte dell’economia tedesca, la cui produzione manifatturiera è scesa in agosto del 2,6% rispetto a luglio e dello 0,3% su base mensile. Questi dati si sommano al calo della fiducia delle imprese, rilevata dall’Ifo di settembre, nonché dal -5,7% registrato dagli ordini industriali e il tracollo del 25% nella vendita di auto, un settore molto importante in Germania. Per non parlare del tonfo della produzione industriale, che è scesa del 4% in agosto su luglio, il peggiore calo mensile dal 1984.
Pur volendo ammettere che buona parte di queste cifre negative debba essere addebitata alle
tensioni geo-politiche estive, in particolare, alla battaglia delle sanzioni tra Russia e Occidente e alla previsione di ritorsioni commerciali da parte di Mosca, inquieta la sfilza dei dati col segno meno nella prima economia dell’Eurozona.
Il dibattito in Germania
I leader degli altri paesi dell’unione monetaria, in particolare, di Francia e Italia, sperano in cuor loro che l’indebolimento dell’economia tedesca spinga la cancelliera Angela Merkel a sostenere – o quanto meno, a non bloccare – le misure ultra-espansive di Mario Draghi, ossia il varo del QE europeo, tanto atteso, quanto dalla dubbia efficacia. In realtà, se la Germania dovesse registrare una battuta d’arresto della sua crescita, il dibattito politico a Berlino andrebbe nella direzione opposta di quanto auspicato da italiani e francesi. Se dopo gli stimoli monetari della BCE, la locomotiva d’Europa si ferma – sarà il ragionamento del governo e delle opposizioni – allora ciò significa che la strada imboccata da Draghi e invocata dagli altri paesi è proprio quella sbagliata, come i tedeschi hanno sempre affermato. APPROFONDISCI – Lo scontro tra Germania e Draghi s’indurisce. Alta tensione su Abs, QE e fondo ESM
L’avanzata degli euro-scettici tedeschi
Non dimentichiamo che il panorama politico in Germania è diventato più complesso del passato.
Alla destra del mondo conservatore della cancelliera, quello della CDU-CSU, è nata una formazione marcatamente euro-scettica, l’
AfD, che ha risucchiato tutti i voti dei liberali della FDP, puniti dagli elettori per la loro scarsa incisività nel battersi contro le costruzioni europee. Gli euro-scettici tedeschi chiedono l’uscita della Germania dall’euro o, in alternativa, che siano sbattuti fuori i paesi indebitati e che trasgrediscono le regole. Niente stimoli monetari, niente politiche di
deficit spending, nessun salvataggio di stati o banche straniere con i soldi dei contribuenti tedeschi, niente
unione bancaria e politica dell’immigrazione più restrittiva, anche nei confronti dei lavoratori del resto della UE. Sono questi i temi caldi dell’AfD e che stanno scaldando i cuori di almeno un tedesco su dieci, man mano che si vota per i parlamenti regionali.
APPROFONDISCI – In Germania è boom degli euro-scettici. Ecco come cambierà la politica della Merkel Se il perno della forza politica della Merkel – l’economia – dovesse venire meno, la cancelliera sarebbe immediatamente attaccata e attaccabile alla sua destra da quanti sostengono che la Germania non starebbe facendo i propri interessi adeguatamente, concedendo troppo ai debitori del Sud, mettendo a rischio i propri contribuenti con i
salvataggi pubblici e punendo i risparmiatori con le politiche dei
tassi zero della BCE, tendenzialmente anche inflazionistiche. Infine, se la cancelliera si piegasse alle ragioni di chi, come Francia e Italia, chiede una trasgressione del Patto di stabilità, in patria sarebbe accusata di avere svenduto l’euro e in tanti invocherebbero, anche da dentro la CDU-CSU, il ritorno al marco tedesco. Non si facciano illusioni i vari Manuel Valls e Matteo Renzi. Non sarà da una crisi dell’economia tedesca che arriverà la soluzione ai problemi dei loro paesi. Al contrario, se la locomotiva d’Europa si ferma, qualcuno di loro potrebbe sentirsi invitato a scendere dal treno.
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