Si parte dalla Quota 41 alla flessibilità in uscita nel 2023 a partire dai 62 anni di età. Ma tra le certezze di oggi ci sono pure le speranze vane di domani. Perché dal febbraio scorso, con l’invasione delle truppe russe in Ucraina, lo scenario sembra essere drasticamente cambiato. E di certo non in meglio pure quel che riguarda in Italia la riforma strutturale delle pensioni a partire dal prossimo anno.
Dalla Quota 41 alla flessibilità in uscita nel 2023 a 62 anni, infatti, si resta al momento nel campo delle ipotesi.
Dalla Quota 41 alla flessibilità in uscita nel 2023 tra le certezze di oggi e le speranze vane di domani
E questo perché, dalla Quota 41 alla flessibilità in uscita nel 2023 a 62 anni le due misure sarebbero troppo costose per lo Stato italiano. E quindi per mantenere in equilibrio i conti del sistema previdenziale pubblico.
In particolare, attualmente c’è la Quota 41 ma solo per i precoci. Mentre per la cosiddetta Quota 41 pure le probabilità di vederla dal 2023 sono sostanzialmente nulle. Pure le anticipate dai 62 anni, a partire dal prossimo anno, non trovano una potenziale attuazione. E questo perché il Governo Draghi ha già fissato quest’anno lo scalino per le anticipate. Alzando da 62 a 64 anni il ritiro dal lavoro nel passaggio dalla Quota 100 alla Quota 102.
La riforma delle pensioni tra le certezze di oggi e le speranze vane di domani
Dalla Quota 41 alla flessibilità in uscita nel 2023, se lo stallo sulla riforma pensioni dovesse proseguire, allora molti lavoratori, se in possesso dei requisiti, potrebbero puntare al pensionamento anticipato già da quest’anno. Una vera e propria corsa al pensionamento anticipato. Al fine di non correre rischi e brutte sorprese proprio a partire dal 2023.