L’inflazione nel mese di dicembre in Italia è rimasta stabile all’1,3% su base annuale, anche se il dato armonizzato con il resto dell’Unione Europea vede una decelerazione dall’1,5% all’1,4%. Rispetto a novembre, i prezzi al consumo sono aumentati dello 0,1%. E nell’intero 2024 hanno registrato un +1%, in forte calo dal +5,7% del 2023 e dal +8,1% del 2022. Nell’Eurozona, invece, il costo della vita ha continuato a salire nell’ultimo mese dell’anno, attestandosi al +2,4% dal +2,2% di novembre e ai massimi dal luglio scorso.
Taglio dei tassi BCE, falchi contro colombe
Sebbene il dato sia in linea con le aspettative, ci sono alcuni aspetti che vanno tenuti in considerazione e che potrebbero provocare un bel mal di testa alla Banca Centrale Europea (BCE). In vista del prossimo board del 30 gennaio, non sarà così scontato reclamare e ottenere un quinto taglio dei tassi di interesse. Delle 20 economie che fanno parte dell’unione monetaria, ben 12 a dicembre hanno avuto un’inflazione sopra il 2%, che è il target fissato dall’istituto per definire la stabilità dei prezzi. In altre 2 è stata esattamente del 2% e solamente in 6 sotto tale soglia.
Cosa ancora più allarmante, in 7 su 20 l’inflazione a dicembre è risultata superiore al 3% e in 3 sopra il 4%. In altre parole, la metà delle economie nell’Eurozona sono investite ancora da tassi di crescita dei prezzi al consumo ben sopra il target. Prevedibile la levata di scudi dei rispettivi governativi contro chi, legittimamente, chiederà di tagliare i tassi di interesse. Tra questi vi sarà certamente l’Italia, che registra il secondo aumento del costo della vita più basso dopo l’Irlanda (+1%).
Crescita dei prezzi in accelerazione quasi ovunque
Per completare il quadro, abbiamo trovato che l’inflazione a dicembre ha subito un’accelerazione in 15 stati su 20 dell’area, mentre è rimasta stabile solamente in Finlandia (1,7%) ed è diminuita in altre 4 (Belgio, Grecia, Italia e Malta).
Questa sfilza di numeri ci serve a capire che economie come l’Italia, in cui il costo della vita si è stabilizzato dopo un biennio di alta crescita, rischiano di rimanere vittime delle altre economie dell’Eurozona con ancora alti tassi d’inflazione. Se i tassi non scendessero in maniera stabile nei prossimi appuntamenti della BCE, il costo del denaro da noi si rivelerà relativamente molto più alto e infliggerà un rallentamento alla crescita economica oltre le previsioni.
Inflazione di dicembre mal di testa per Lagarde
A conti fatti, ecco qual è oggi il tasso di interesse reale nei principali Paesi dell’Eurozona, prendendo come riferimento il tasso di riferimento al 3,15% e i dati armonizzati sull’inflazione a dicembre:
- Italia +1,75%
- Germania +0,35%
- Francia +1,35%
- Spagna +0,35%
Il costo del denaro nel nostro Paese, in termini reali, è cinque volte più alto che in Germania e in Spagna. Di questo passo la politica monetaria apparirà eccessivamente restrittiva in Italia e ancora molto accomodante in buona parte dell’Eurozona. Mettersi d’accordo sul livello dei tassi sarà complicato. E Christine Lagarde non è un governatore capace di prospettare una visione unitaria, essendosi ritagliata un ruolo più notarile per non indispettire nessuno.