Il governo Draghi ha approvato nelle scorse settimane la Nota di Aggiornamento al Documento di economia e finanza (NaDef), dal quale emergono cifre interessanti. Alcune di queste riguardano quelli che sembrano essere nuovi tagli alla sanità. Ma come, dopo una pandemia così devastante e i mille rammarichi della politica italiana per la riduzione della spesa negli anni passati saremmo punto e a capo?
Vediamo, anzitutto, cosa dicono le cifre. Per quest’anno, la spesa sanitaria è attesa a 129,4 miliardi di euro, pari al 7,3% del PIL.
Le cose non stanno esattamente così. Nel 2019, anno prima del Covid, la spesa sanitaria incideva per il 6,4% del PIL, cioè ammontava a circa 114,4 miliardi. Con la pandemia, quindi, è salita di 9 miliardi nel 2020 e di altri 6 quest’anno. Si tratta di stanziamenti per fronteggiare l’emergenza, dunque, di natura straordinaria. Ora, quando si parla di tagli alla sanità, bisogna intendersi: parliamo di riduzioni di spesa in valore assoluto o rispetto al PIL? E di variazioni nominali o reali?
Tagli alla sanità? I numeri del NaDef
Partiamo da una semplice constatazione: tra il 2019 e il 2024, cioè confrontando la spesa sanitaria tra tre anni (si spera, senza pandemia) con un anno ordinario, la crescita sarà stata di 10 miliardi. Dunque, nel quinquennio non ci sarebbe alcun taglio in vista. Ma prima di affermarlo con certezza, dovremmo verificare la variazione al netto dell’inflazione? Stando ai dati attesi per il prossimo triennio, tra il 2019 e il 2024 vi sarà stata un’inflazione cumulata del 5,9%. Ma i +10 miliardi di cui sopra sarebbero pari a +8,7%, cioè nel 2024 la spesa sanitaria reale sul 2019 risulterà cresciuta del 2,8%.
Ma allora perché la spesa sanitaria diminuirebbe rispetto al PIL? Per il semplice fatto che il PIL nominale nel periodo considerato sarà cresciuto più velocemente, cioè di oltre il 13%.
In conclusione, qualcuno scrive di tagli per il semplice fatto di avere confrontato la spesa sanitaria attesa per il 2024 con quella del 2020-2021, cioè in piena pandemia, “gonfiata” dagli investimenti per fronteggiare l’emergenza. Invece, facendo un confronto più corretto con il 2019, la spesa reale risulta aumentata di quasi il 3%. Nulla di eclatante, ma quantomeno non potremmo parlare di tagli.