La minaccia dei dazi auto torna al centro dello scontro tra Stati Uniti e Unione Europea. L’ex presidente Donald Trump, in piena campagna elettorale per le presidenziali del 2025, ha annunciato l’intenzione di imporre una tariffa del 100% sulle auto prodotte in Europa e vendute negli Stati Uniti. Una misura che, se effettivamente introdotta, potrebbe avere impatti significativi non solo sull’industria automobilistica, ma anche sugli equilibri economici globali e sulle relazioni commerciali transatlantiche.
Non è la prima volta che Trump utilizza la leva dei dazi come strumento di pressione economica e politica. Già durante il suo primo mandato, tra il 2016 e il 2020, l’allora presidente aveva minacciato e talvolta attuato misure protezionistiche contro partner storici come l’UE e la Cina.
Ora, con la corsa alla Casa Bianca entrata nel vivo, il messaggio è chiaro: proteggere l’industria statunitense a ogni costo, anche a scapito delle alleanze economiche costruite negli ultimi decenni.
Dazi auto per difendere la produzione americana
Trump ha motivato la sua proposta di dazi auto con l’obiettivo di fermare quella che definisce “una concorrenza sleale” da parte dei produttori europei. Secondo il tycoon, le case automobilistiche tedesche e francesi esportano negli Stati Uniti a condizioni troppo vantaggiose, beneficiando di normative ambientali più permissive e di sussidi indiretti che danneggiano le aziende americane. La risposta, a suo avviso, deve essere “una tariffa del 100% su ogni auto che viene dall’Unione Europea”.
Una simile misura cambierebbe radicalmente gli equilibri del mercato automobilistico. Attualmente, l’Europa esporta ogni anno circa 600 mila veicoli verso gli Stati Uniti, con la Germania in prima fila grazie a marchi come BMW, Mercedes-Benz, Audi e Volkswagen.
Un dazio del 100% raddoppierebbe i prezzi al dettaglio, rendendo i modelli europei fuori mercato e spingendo al ribasso la domanda da parte dei consumatori americani.
Non solo: l’effetto domino potrebbe estendersi anche a componenti e forniture, visto che molte auto europee vengono assemblate in Nord America ma con pezzi provenienti dall’UE. Le ripercussioni, dunque, non sarebbero limitate al solo export di veicoli finiti, ma colpirebbero l’intera filiera.
Rischi per l’economia globale
L’annuncio di Trump ha già avuto un impatto sui mercati. Le borse europee hanno aperto in calo, trascinate giù dai titoli del settore automotive. In Italia, Stellantis ha registrato un -5,46% a Piazza Affari, mentre anche Pirelli e Iveco hanno segnato flessioni. Gli investitori temono una nuova stagione di tensioni commerciali che potrebbe rallentare la crescita e aumentare l’incertezza per le imprese europee.
Le preoccupazioni non si fermano al breve termine. Un ritorno a politiche protezionistiche potrebbe innescare una spirale di ritorsioni e contromisure. Se l’Unione Europea decidesse di rispondere con dazi su prodotti americani, il rischio è quello di una nuova guerra commerciale, in un contesto già fragile per via dell’inflazione, della crisi energetica e del rallentamento della crescita globale.
Inoltre, la mossa di Trump potrebbe rappresentare un duro colpo al processo di transizione ecologica.
Molte delle auto europee esportate negli Stati Uniti sono modelli ibridi o elettrici, che contribuiscono alla riduzione delle emissioni nel settore trasporti. Impedire il loro ingresso significherebbe penalizzare anche la svolta “green” del comparto automobilistico americano.
Dazi auto, l’Unione Europea valuta la risposta
La Commissione Europea, per ora, osserva con cautela. Bruxelles non ha ancora ufficialmente commentato l’annuncio di Trump, ma secondo fonti vicine al dossier, si starebbero già valutando scenari di risposta e misure compensative. L’UE potrebbe ricorrere all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) per contestare la legittimità dei dazi, oppure preparare contromisure mirate su altri settori chiave delle esportazioni USA, come l’agroalimentare o la tecnologia. La partita è ancora aperta, ma il messaggio è chiaro: i dazi auto tornano a essere un’arma politica in una campagna elettorale americana che ha già superato i confini nazionali. E l’economia globale, come spesso accade, rischia di pagarne il prezzo.
I punti più importanti.
Trump propone dazi auto del 100% per l’Europa vendute negli USA per proteggere l’industria americana.
Le Borse europee crollano, con forti perdite nel settore automotive e timori di una guerra commerciale.
L’UE valuta possibili contromisure e l’impatto su export, transizione ecologica e relazioni internazionali.