Dazi di Trump mazzata per il Made in Italy? Non è detto

Per molti sarà una batosta, ma forse i dazi di Trump potrebbero anche favorire il Made in Italy, almeno in certi settori.
1 mese fa
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Il ritorno di Donald Trump sulla scena politica americana e la sua agenda protezionistica stanno facendo discutere l’economia globale. Le politiche annunciate durante la sua campagna elettorale, che includono dazi selettivi, potrebbero cambiare le regole del commercio internazionale, impattando settori chiave dell’export italiano. Gli Stati Uniti rappresentano il secondo mercato di destinazione per il Made in Italy, con scambi che nel 2023 hanno raggiunto i 69 miliardi di euro. Tuttavia, non è scontato che queste politiche rappresentino una mazzata: alcune aziende italiane potrebbero persino trarne vantaggio.

Dazi Trump, chi rischia di più

Il settore moda, simbolo del Made in Italy, e l’agroalimentare, da sempre fiore all’occhiello dell’export italiano, potrebbero essere i più colpiti dai dazi americani. Gli Stati Uniti sono un mercato chiave per marchi di lusso italiani, con una forte domanda di prodotti di alta gamma. Le barriere tariffarie aumenterebbero i costi per i consumatori americani, rendendo i prodotti italiani meno competitivi rispetto a quelli locali o di altri Paesi.

Nell’agroalimentare, i vini, i formaggi e altri prodotti tipici rischiano di perdere terreno. Le piccole e medie imprese che dominano questo settore avrebbero maggiori difficoltà a compensare l’aumento dei costi di esportazione. Una situazione analoga si presentò già nel 2019, quando dazi su prodotti come Parmigiano Reggiano e olio d’oliva costrinsero molte aziende italiane a cercare mercati alternativi o ad assorbire parte dei costi.

Settori in crescita: tecnologia e infrastrutture

Non tutti i comparti soffrirebbero allo stesso modo. I settori tecnologici e industriali, in particolare quelli legati alla meccanica avanzata e all’aerospaziale, potrebbero trovare nuove opportunità. Gli Stati Uniti stanno investendo massicciamente in infrastrutture e difesa, settori in cui aziende italiane come Leonardo e Prysmian hanno una presenza consolidata. Leonardo, ad esempio, già collabora con il Pentagono attraverso la controllata Drs, e ulteriori dazi potrebbero rafforzare la sua posizione competitiva rispetto a concorrenti esterni agli Stati Uniti.

Anche nel settore delle infrastrutture, aziende come Webuild, grazie alla loro presenza radicata sul mercato americano, potrebbero sfruttare le politiche protezionistiche per consolidare le loro attività. La capacità di queste imprese di produrre localmente consente loro di aggirare le barriere tariffarie, trasformando potenziali ostacoli in vantaggi strategici.

Effetti collaterali: il mercato americano è davvero insostituibile?

Le politiche protezionistiche non hanno solo un impatto sulle esportazioni italiane ma anche sui consumatori americani. Un aumento dei prezzi dovuto ai dazi potrebbe ridurre la domanda di beni di lusso e di prodotti importati, costringendo le aziende locali a cercare alternative più economiche. Tuttavia, per molte imprese italiane, gli Stati Uniti rimangono un mercato irrinunciabile, nonostante le difficoltà. D’altro canto, una diversificazione dei mercati potrebbe emergere come una soluzione. L’Asia e il Medio Oriente rappresentano aree in crescita per il Made in Italy, con una domanda in espansione per prodotti di alta qualità. Tuttavia, costruire nuove relazioni commerciali richiede tempo e investimenti significativi.

I dazi di Trump non devono necessariamente essere interpretati come una mazzata definitiva per il Made in Italy. Anche se settori come moda e agroalimentare rischiano di subire i maggiori danni, altre industrie, soprattutto quelle ad alta tecnologia e con una presenza consolidata negli Stati Uniti, potrebbero trarne beneficio. La chiave per le imprese italiane sarà l’adattamento: investire nella produzione locale, diversificare i mercati e sfruttare le opportunità offerte da politiche protezionistiche che, paradossalmente, potrebbero favorire chi è già ben radicato nel mercato americano. La sfida è aperta, e il Made in Italy ha dimostrato più volte di sapersi reinventare per rimanere competitivo a livello globale.

I punti più importanti…

  • Moda e agroalimentare rischiano maggiormente dai dazi, con una riduzione della competitività dei prodotti italiani.
  • Settori tecnologici e infrastrutture potrebbero trarre vantaggio grazie alla presenza consolidata negli Stati Uniti.
  • Adattamento e diversificazione saranno cruciali per il Made in Italy di fronte alle politiche protezionistiche.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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