I debiti della Grecia non sono più un problema per gli investitori. Il rendimento decennale ellenico risulta dello 0,40% più basso che in Italia. Lo spread tra Atene e Berlino viaggia a 80 punti base o 0,80%, poco sopra i livelli francesi. Una bestemmia, diciamocelo chiaramente. Meno di un decennio fa, il Paese rischiò di uscire dall’euro (cosiddetta “Grexit”) e al contempo di fallire. Anzi, nel maggio del 2012 inflisse dure perdite ai creditori privati, i quali dovettero rinunciare volontariamente al 53,5% del capitale.
Per Moody’s rating Grecia resta “junk”
Ad ogni modo, i debiti della Grecia sono considerati ancora ad alto rischio di credito. Moody’s non ha ad oggi elevato il suo giudizio a “investment grade”, mantenendolo a Ba1. Manca un gradino per far uscire definitivamente Atene dall’area “junk” o “spazzatura”. S&P e Fitch hanno promosso i conti pubblici ellenici nei mesi passati. Per avvicinare l’appuntamento con il ritorno allo status di emittente sicuro e non più speculativo, il governo di Kyriakos Mitsotakis ha previsto il rimborso anticipato di 8 miliardi di euro di prestiti bilaterali contratti con i partner dell’Unione Europea.
I conti di Atene
Questa voce dei debiti in Grecia ammontò nel 2010 a 52,8 miliardi e previde il rimborso tra il 2020 e il 2040 a rate annuali di 2,645 miliardi e un tasso pari all’Euribor a 3 mesi più lo 0,50%. Ai tassi di mercato attuali, il 3,50%. Ma il Tesoro è adesso capace di rifinanziarsi a 10 anni a un costo intorno al 3,20%. L’idea sarebbe di anticipare i rimborsi previsti per il triennio 2026-2028. Allo scopo si userebbero 5 miliardi delle riserve di liquidità disponibili e altri 3 miliardi di repos attraverso entità statali.
I risparmi complessivi in termini di minori interessi saranno verosimilmente risibili, nell’ordine di poche decine di milioni di euro. Non è questa la vera ragione per cui la Grecia intende abbattere prematuramente i suoi debiti. Il governo punta a ridurli al 140% del Pil entro il 2040 dal 164% di fine 2023. Grazie alla vivace crescita del Pil (+2,3% l’anno scorso), l’obiettivo sembra alla portata. Un problema emerge, tuttavia, dal ricalcolo del debito da parte dell’Eurostat. I 12 miliardi di interessi dovuti sui prestiti dell’Efsf e il cui pagamento è stato rinviato fino al 2032 per volontà dei governi creditori nel 2018, saranno conteggiati a debito a tutti gli effetti. Questo salirà in rapporto al Pil del 2023 del 4,8%. La decisione dell’istituto è stata già comunicata ad Atene.
Rimborso debiti Grecia segnale di sostenibilità
Non cambierebbe granché nella percezione che il mercato avrà nei prossimi mesi dei debiti della Grecia. La liquidità a disposizione del governo ammonta ancora al 15% del Pil, il triplo della media europea, intorno ai 32 miliardi. Soldi rimasti utilizzati dagli aiuti ricevuti nel 2015 con il terzo salvataggio internazionale. Il Tesoro intende inviare al mercato un segnale rassicurante sulla sostenibilità fiscale. Per l’anno prossimo dovrebbe limitare le emissioni a 10 miliardi di euro, mentre il fabbisogno non eccederebbe i 5 miliardi. In sostanza, le disponibilità liquide rimarranno invariate in valore assoluto. Importante sarà l’aumento dei bond in circolazione, condizione essenzialmente per potenziarne la liquidità del mercato e attirare ulteriormente gli investitori.