Costo debito Roma alto, ma rinegoziabile
In teoria, il fatto che oltre il 70% del debito si abbia nei confronti di banche e Pubblica Amministrazione è un elemento di maggiore serenità per il Comune. Quando un ente è molto esposto verso il tessuto imprenditoriale locale (debiti commerciali), infatti, qualsiasi tipo di rinegoziazione si traduce in un contraccolpo per l’economia urbana. In questo caso, sempre in teoria, sarebbe più facile per la Raggi presentarsi dinnanzi a una banca o alla Cdp e chiedere di diluire le scadenze.
Con una gestione finanziaria accorta, recuperando credibilità, Roma potrebbe anche tentare in futuro di rifinanziarsi in misura crescente sul mercato con l’emissione dei cosiddetti Boc, che ancora, però, scontano rendimenti ben più elevati dei BTp, a causa della crisi delle casse capitoline. La vera impresa sarà smaltire l’elefantiaca burocrazia romana, fonte di consensi per le passate amministrazioni, ma in parte costo non necessario sulle spalle del resto della città. Serviranno un buon uso di doti diplomatiche, di volontà rinnovatrice e di capacità amministrativa. D’altronde, se fosse stato facile, i romani non avrebbero optato per la “rivoluzione” pentastellata.