Perché il debito francese può fare tremare l’intera Europa

Il debito francese è finito nel mirino delle agenzie di rating, che già prima delle elezioni a sorpresa dubitavano della sua sostenibilità.
4 mesi fa
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Bond Francia a rischio con Trump
Bond Francia a rischio con Trump © Licenza Creative Commons

Il velo di omertà che copriva fino a poco tempo fa molte delle magagne relative al debito francese, è caduto. Già prima delle elezioni legislative, convocate a sorpresa dal presidente Emmanuel Macron con tre anni di anticipo, le agenzie S&P e Fitch avevano declassato il rating sugli Oat ad AA-. Il clima di incertezza emerso dal voto ha accresciuto i dubbi sulla tenuta dei conti pubblici di Parigi, già sotto procedura d’infrazione per deficit eccessivo insieme a quelli di Italia e altri cinque stati comunitari.

In settimana, S&P e Moody’s hanno lanciato l’allarme. Ci si aspetta che la seconda metta sotto osservazione l’outlook, anche perché parte da un giudizio più generoso di quello assegnato dalle altre principali agenzie concorrenti (Aa2).

Debito francese elefante nella cristalleria

Il debito francese è un elefante nella cristalleria. Ad oggi la politica transalpina ha avuto buon gioco a nascondersi dietro le difficoltà dell’Italia, tra l’altro esagerate da stampa e cancellerie europee nella ricerca spasmodica di un capro espiatorio sul quale fare ricadere buona parte delle responsabilità per i problemi economici che si sono presentati di volta in volta. I numeri non giustificano tanto allarmismo sul debito italiano, pur essendo il secondo più alto dell’Area Euro dopo la Grecia.

Conti pubblici in peggioramento quasi ovunque dal 2007

Il punto focale della discussione è uno: l’Italia gestisce abilmente da decenni un elevato stock di debito. Altri stati più virtuosi hanno dimostrato di essere meno bravi nelle fasi di crisi. La Germania è ricorsa niente di meno che a un trucco contabile per nascondere sotto il tappeto spese pluriennali (debiti) per 869 miliardi di euro. A sancirlo è stata la Corte dei Conti tedesca, mica un’autorità esterna o un qualche articolo di giornale.

Sempre i numeri di dicono che l’Italia ha aumentato il suo debito pubblico di circa 1.185 miliardi tra il 2007 e il 2023.

Prendiamo come riferimento il 2007, in quanto fu l’anno che precedette la crisi finanziaria mondiale, che stravolse definitivamente i connotati macroeconomici e persino politici dell’Occidente. Nello stesso periodo, il debito francese è esploso di oltre 1.830 miliardi. Tra l’altro, anche il debito spagnolo ha fatto peggio con +1.189 miliardi. Meglio di noi solo la Germania con “soli” +1.019 miliardi.

Trend più virtuoso per debito italiano

In rapporto al Pil, il debito dell’Italia è salito del 33,4%. Era già altissimo prima della crisi, ma da allora ha registrato un trend di crescita più frenato rispetto alle altre principali economie. Il debito francese è aumentato di più, cioè del 45,2%. La Spagna ha fatto peggio di tutti con un pesante +71,9%. Viceversa, la Germania ha segnato un calo dello 0,6%. I contribuenti tedeschi sono oggi un po’ meno indebitati di diciassette anni fa. Chapeau!

In valori assoluti, il debito italiano è lievitato del 70,4%. Tanto, ma meno della metà del +144,4% messo a segno dal debito francese. E pari ad un terzo del boom spagnolo: +209%. La Germania ha fatto un po’ meglio di noi con un +63,5%. Questi numeri non possono nascondere l’evidenza che siamo uno stato molto indebitato. Semplicemente, vogliono raccontare una realtà più a tutto tondo. Le tendenze altrove sono state ad oggi peggiori, il nostro guaio è essere partiti da una posizione di svantaggio. Non siamo stati formiche, intendiamoci. Ma possiamo affermare che siamo stati senz’altro meno cicale di francesi e spagnoli.

Debito francese scricchiola sui mercati

Verrebbe da dire che non ci capacitiamo delle ragioni per cui i BTp siano così maltrattati dalle agenzie di rating nel confronto con gli altri titoli di stato. Ma questa è un’altra storia. Il debito francese sta iniziando a scricchiolare nella percezione dei mercati con un decennio abbondante di ritardo.

Tempo che la politica parigina era stata capace di comprare a colpi di promesse riguardo a riforme economiche e prudenza fiscale. Ben poco è stato fatto da allora. Dopo sette anni di presidenza Macron, la montagna ha partorito il topolino: una mini riforma delle pensioni, oggetto di scontri sociali e politici con scarsi precedenti nella storia moderna delle democrazie. E adesso anche i più accaniti sostenitori della Francia ne traggono le conseguenze.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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