Debito ad interessi più alti o in mani straniere? Il dilemma alla vigilia del taglio dei tassi

La Banca Centrale Europea si accinge a varare il primo taglio dei tassi e il cambio di policy avrà conseguenze sugli interessi sul debito.
8 mesi fa
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Debito pubblico settembre più vicino a quota 3.000 miliardi
Debito pubblico settembre più vicino a quota 3.000 miliardi © Licenza Creative Commons

Giovedì 11 aprile si terrà il terzo board dell’anno alla Banca Centrale Europea (BCE). Un taglio dei tassi di interesse è escluso, mentre potrebbe arrivare l’annuncio di un allentamento monetario probabile per giugno. “Falchi” e “colombe” sembrano convergere sull’opportunità di avviare l’allentamento monetario “prima dell’estate”. Le divisioni restano sull’entità del primo taglio e, soprattutto, sui ritmi agli appuntamenti successivi. Si tratta di decisioni che avranno e, anzi, stanno già avendo effetti sul debito pubblico e sulla mole di interessi che lo stato italiano deve pagare ogni anno ai creditori.

Interessi sul debito a bada grazie alle famiglie italiane

Nel 2023 la spesa per interessi si è attestata a 78,6 miliardi di euro, pur in calo dagli 82,9 dell’anno precedente. Già quest’anno, tuttavia, è attesa a 89 miliardi. Ma la buona notizia è che sono tornate ad investire le famiglie italiane nei titoli del debito pubblico. Solamente nel 2023 ne hanno acquistato per un valore di 125,4 miliardi, salendo all’11,34% dell’intero stock. Dalla fine del 2021, le loro detenzioni sono esplose di oltre 180 miliardi e più che raddoppiate in termini percentuali (5,33%).

Cos’è successo in questo biennio? Gli interessi sul debito si sono impennati a causa del rialzo dei tassi, a sua volta trainato dall’inflazione. Le famiglie hanno colto l’occasione per impiegare i loro risparmi in maniera più fruttifera dopo anni di tassi a zero e rendimenti nominali persino negativi. I loro maggiori investimenti hanno tenuto a bada lo spread. Pur con l’uscita della BCE dai due programmi monetari di acquisto dei bond (Quantitative Easing e Pepp), il differenziale con i Bund tedeschi si è tenuto sotto la soglia di allarme.

Con taglio dei tassi fine della corsa ai BTp?

Ma ora che il costo del denaro starebbe per scendere, tutto torna in discussione. Non ci saranno più nuove abbuffate di BTp Valore a cui partecipano ogni volta centinaia di migliaia di piccoli investitori? E di per sé sarebbe un bene o un male? Taglio dei tassi implica minori interessi sul debito da emettere.

E questa è senz’altro una buona notizia per il Tesoro. D’altra parte, il governo Meloni si è prefisso l’obiettivo di riportare in mani italiane gran parte dello stock per sottrarlo alla finanza speculativa. Con tassi più bassi c’è il rischio che tale successo venga gradualmente meno. Le famiglie smetterebbero di acquistare titoli di stato man mano che questi arrivano a scadenza e non parteciperebbero alle nuove emissioni.

Pagare di più in cambio di stabilità?

Esisterebbe, dunque, un “trade-off” tra breve e medio-lungo termine. Conviene senz’altro a tutti noi contribuenti che i tassi scendano, così da pagare minori interessi sul debito. Se, però, abbiamo come obiettivo di riprendere possesso delle nostre emissioni sovrane, l’allentamento monetario non gioverebbe alla causa. La domanda sorge spontanea: a cosa servirebbe nel concreto avere il debito pubblico in mani quasi totalmente italiane? Non a pagare di meno, come abbiamo appena detto. O meglio, le cose sarebbero un po’ più complicate. Con BTp in balia dei fondi speculativi, da un lato paghiamo interessi sul debito tendenzialmente inferiori, dall’altro siamo esposti alla volatilità degli umori dei creditori e, quindi, allo spread.

L’idea, tutta da verificare, sarebbe che un debito pubblico tutto in mani italiane ci sottragga alla speculazione e, al costo di pagare qualcosa di più all’emissione, ci consenta di godere di maggiore stabilità. Sarebbe come affermare implicitamente che le famiglie italiane siano creditori più affidabili, ovvero anche meno pretenziosi. Non vorremmo che tale filosofia celasse l’augurio che chiudano gli occhi dinnanzi alla gestione fiscale eventualmente non ordinata e, facendo gli scongiuri, che accettino magari condizioni peggiorative nel caso malaugurato di rinegoziazione del debito stesso.

Interessi sul debito sotto controllo, tornati anche gli investitori stranieri

Ad essere sinceri, l’anno scorso sono tornati a comprare BTp anche gli investitori stranieri: +31,1 miliardi. Una situazione ottimale per il Tesoro, che si è giovato dell’accresciuta domanda interna e di quella estera. Ciò è stato reso possibile dalla riduzione dei timori sulla nostra sostenibilità fiscale. Gli interessi sul debito sono rimasti contenuti, grazie specialmente alla risposta straordinaria arrivata dal retail domestico, e per effetto di una gestione prudente dei conti pubblici. Fondi, banche e compagnie internazionali si sono convinti che i più alti rendimenti dei BTp siano diventati un affare. A conferma che più che immaginare famiglie e investitori stranieri gli uni contro gli altri, un equilibrio è possibile raggiungerlo tenendo sotto controllo la spesa pubblica e il deficit. Solo così pagheremmo strutturalmente di meno e attireremmo la fiducia dell’intero mercato.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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