Ennesimo record storico per il debito pubblico italiano, che nel mese di aprile è salito di altri 11,52 miliardi a 2.905,69 miliardi di euro. L’aumento è stato dovuto al fabbisogno dello stato di 17 miliardi, risultato superiore al calo delle disponibilità liquide del Tesoro per 6,5 miliardi a 32,1 miliardi. Scarti e premi di emissione, rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e variazione dei tassi di cambio hanno inciso al rialzo sullo stock per complessivi 1 miliardo.
Ancora disavanzo fiscale troppo alto
Cos’è accaduto? Il Tesoro ha usato parte delle scorte di liquidità accumulate nei mesi passati, ma non è stato sufficiente per impedire al debito pubblico di proseguire la sua corsa.
Boom di acquisti di BTp a marzo
Fin qui, cattive notizie. La congiuntura economica non è forte, seppure migliore delle previsioni e sopra la media dell’Area Euro. Tuttavia, l’Italia non sta riuscendo a ridurre la sua propensione all’indebitamento. La buona notizia è che sinora il mercato ha avuto voglia di debito pubblico italiano. Nel mese di marzo, le famiglie hanno acquistato titoli di stato per altri 18,9 miliardi, portandosi a 352,39 miliardi di detenzioni complessive. Altri 17,22 miliardi sono stati gli acquisti degli investitori stranieri, saliti a quota 694,676 miliardi.
Nel mese di marzo vi fu l’emissione del BTp Valore marzo 2030, che attirò ordini record per 18,316 miliardi. Il dato rispecchia quasi alla perfezione l’aumento mensile delle detenzioni retail. Dunque, le famiglie italiane al 31 marzo scorso possedevano il 12,18% dell’intero debito pubblico dall’11,61% di febbraio. Se facciamo riferimento ai soli titoli di stato in circolazione, la loro quota è salita dal 13,8% al 14,5%. In un solo mese, tra famiglie e investitori stranieri si sono registrati acquisti di BTp per oltre 36 miliardi, a fronte di un aumento dello stock di 22,5 miliardi.
Debito pubblico solido grazie a famiglie e investitori stranieri
C’è da dire che il Tesoro dovrà verosimilmente rimpinguare le scorte di liquidità nei prossimi mesi. Ciò accrescerà la pressione sulle emissioni lorde, già stimabili fino a circa 500 miliardi. In effetti, alla fine del 2023 esse si attestavano a circa 50 miliardi contro i 32,14 miliardi di aprile. Un livello troppo basso non è consigliabile, in quanto non consentirebbe di fronteggiare un eventuale fabbisogno straordinario e imprevisto, nonché di ridurre le emissioni in una fase di mercato considerata critica. In altre parole, minori le riserve liquide e maggiore la vulnerabilità del nostro debito pubblico. Ciò detto, al netto di quanto sta accadendo in questi giorni dopo le elezioni europee, la sensazione è che dall’estero ci sia voglia di inserire in portafoglio più Italia. E nel frattempo anche le famiglie stanno facendo la loro parte.