Crescita spesa pensionistica superiore al pil
Vero è, però, che i dati si prestano a una lettura un po’ più ottimistica, perché se si tenesse conto, ad esempio, delle imposte gravanti sulle pensioni, che non sono altro che una partita di giro per lo stato, il conto netto scenderebbe a 168,5 miliardi, meno dei 172,2 miliardi pagati da lavoratori e imprese, senza considerare i contributi versati dalla stessa Pubblica Amministrazione per i dipendenti pubblici.
Resta il fatto, però, che la spesa pensionistica al netto dell’inflazione continui a crescere da decenni a ritmi più veloci rispetto al pil e che negli ultimi anni, complice la crisi economica, il divario è tornato ad ampliarsi.
Giovani generazioni depredate
Il debito pubblico, si sostiene spesso in economia, altro non è che tassazione del futuro, ovvero un onere a carico delle nuove generazioni. Nel caso italiano, ciò appare ancora più vero, perché la nostra economia sarebbe diventata tra le più indebitate al mondo, non già per investire sul futuro con opere infrastrutturali e sostegno alla ricerca e sviluppo, bensì in favore dei pensionati, ovvero della parte della popolazione più anziana. (Leggi anche: Fuga di cervelli? Anche nel governo, che ha un problema con i giovani)
Stando così le cose equivale ad ammettere che l’Italia abbia puntato a trasferire ricchezza dai giovani agli anziani, una tendenza, che così marcata non si nota praticamente in nessun altro paese avanzato. Che i due terzi del debito pubblico italiano siano stati alimentati da un eccesso di spesa per le pensioni sfaterebbe anche il mito di un’Italia arrivata sul lastrico per effetto della corruzione e delle inefficienze della Pubblica Amministrazione, per quanto siano effettivamente reali sia l’una che le altre.