Ennesimo record per il debito pubblico italiano, che nel mese di giugno è salito di altri 30,265 miliardi a quota 2.948,512 miliardi di euro. E’ quanto emerge dagli ultimi dati pubblicati ieri dalla Banca d’Italia. La metà dell’impennata è stata dovuta al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,3 miliardi), mentre l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro ha contribuito per 13,5 miliardi. Infine, scarti di emissione, variazioni dei tassi di cambio e dei titoli indicizzati hanno apportato un contributo per 1,4 miliardi.
Debito pubblico a giugno, cause del balzo
In pratica, il debito pubblico a giugno è salito per circa la metà a causa della maggiore spesa pubblica rispetto alle entrate, mentre per quasi la metà è stato lo stesso Tesoro che ha voluto aumentare le scorte di liquidità.
Stock aumenta a ritmi allarmanti
Il debito pubblico di giugno conferma, in soldoni, che lo stock tende a lievitare di quasi 100 miliardi all’anno. Una dinamica apparentemente inarrestabile dalla pandemia in avanti. Dalla fine del 2019, in effetti, la crescita è stata di 540 miliardi. Ci sono essenzialmente altri due dati che hanno attirato la nostra attenzione e sui quali ci soffermeremo. Il primo riguarda l’aumento della quota di debito in mano a famiglie e investitori stranieri. I dati si riferiscono a maggio, essendo gli ultimi disponibili. In particolare, nel mese lo stock era aumentato di 13,118 miliardi. Tuttavia, l’aumento risulta essere stato più che assorbito dagli acquisti netti da parte del retail domestico (+9,921 miliardi) e dagli investitori stranieri (+7 miliardi).
In termini percentuali, la quota di titoli di stato in mano alle famiglie è salita al 15,30% dal 15,2% di aprile. Per gli investitori stranieri siamo passati al 30,2% dal 30,10%. In pratica, piccole variazioni che confermano il consolidamento in corso per queste due categorie di creditori. Ma è forse un altro il dato che ci rivela qualcosa di più sulle tendenze recenti. Nel mese di maggio gli acquisti in valore assoluto da parte delle famiglie italiane sono state pari a 9,921 miliardi, meno degli 11,3 miliardi incassati quel mese dal Tesoro con l’emissione del BTp Valore 14 maggio 2030. Sapete cosa significa? Gli italiani hanno aperto ancora una volta i loro portafogli, ma vendendo parte dei titoli già posseduti per circa 1,4 miliardi.
Domanda in rallentamento tra famiglie
Bisogna tenere in forte considerazione questo dato, perché rimarca il fisiologico rallentamento della domanda tra i piccoli investitori. Non poteva essere diversamente. Dalla fine del 2021, quando i rendimenti sovrani erano ancora bassissimi e in buona parte negativi, hanno acquistato titoli di stato domestici per oltre 220 miliardi, segnando una crescita del 154%. I rendimenti hanno smesso di salire, anzi nelle ultime settimane si sono riportati ai minimi dell’anno. A possibile testimonianza che i BTp starebbero perdendo appeal dopo l’abbuffata degli anni passati, il ritorno alla crescita per i depositi bancari a giugno di oltre 20 miliardi. Un balzo che non è passato inosservato e che induce alla cautela con riguardo ad ulteriori possibili emissioni retail negli ultimi mesi dell’anno.
Debito pubblico a giugno possibile apice per 2024
Quota 3.000 miliardi vicina, dunque. Premettiamo che si tratti di una soglia psicologica, che nulla di particolare accadrà di per sé al suo raggiungimento. Non dovrebbe essere registrata prima dell’anno prossimo. Il dato sul debito pubblico a giugno dovrebbe essere stato l’apice o quasi per il 2024.