Sorpresa sul fronte del debito pubblico italiano. Anche a gennaio risulta sceso a 2.756,5 miliardi di euro, giù di 6 miliardi rispetto al mese di dicembre. In rapporto al PIL, aveva chiuso il 2022 al 144,7%, meno del 145,7% atteso. Perché il dato di inizio 2023 si mostra sorprendente? In genere, lo stock tende a salire per tutta la prima parte dell’anno e a scendere nella seconda metà. Per capire come mai stia accadendo diversamente, dovremmo guardare a un altro dato. Le disponibilità liquide del Tesoro sono scese di altri 8,76 miliardi a 34,69 miliardi.
Crollata liquidità disponibile
Il Tesoro è solito indebitarsi sui mercati per importi superiori al fabbisogno mensile per tutti i primi mesi dell’anno. In questo modo, aumenta la liquidità per scopi precauzionali, che rilascia nei mesi in cui le condizioni di mercato tendono a peggiorare o quando le entrate sovrastano decisamente le spese. In pratica, la discesa del debito pubblico a gennaio è stata perseguita intaccando ulteriormente le riserve di liquidità, che risultano scese ai minimi da diversi anni a questa parte. Considerate che, nel confronto con il gennaio 2022, sono di oltre 49 miliardi più basse.
Al netto delle variazioni di tali disponibilità liquide, il debito pubblico nei dodici mesi risulta aumentato di oltre 91 miliardi. Nel gennaio dello scorso anno, l’aumento tendenziale era stato superiore ai 111 miliardi, di circa 102,5 miliardi a parità di liquidità disponibile. Dunque, c’è al momento un rallentamento troppo timido nei ritmi di crescita. Ma, soprattutto, l’Italia sarà costretta a rimpinguare le proprie casse nei prossimi mesi, al fine di non ritrovarsi scoperta nel caso di deterioramento delle condizioni di mercato. Probabile, infatti, che il Tesoro abbia optato per contenere le emissioni per via del forte balzo dei rendimenti a partire dalla seconda metà di gennaio.
Livello debito pubblico a fine 2023
A dicembre, poi, gli investitori stranieri sono tornati a vendere titoli di stato italiani, scendendo a meno di 729 miliardi (-8 miliardi) e ad una quota del 26,4% contro il 26,65% di novembre. E anche questo dato confermerebbe che il rialzo dei rendimenti sia stato perlopiù dovuto alla fuga dei capitali esteri. Quanto alla discesa di gennaio, non fateci l’abitudine. Secondo la Nota di Aggiornamento al DEF del novembre scorso, a fine 2023 il debito pubblico italiano sarà salito a quasi 2.884 miliardi. D’altra parte, per quest’anno il disavanzo è atteso nell’ordine del 4,5% del PIL, qualcosa come una novantina di miliardi.
Piccole variazioni rispetto alle previsioni ufficiali potranno avvenire in base all’andamento del PIL nominale e delle entrate fiscali. Rispetto a qualche mese fa, c’è aria di ottimismo circa la capacità di dribblare una recessione dell’economia. Anzi, gli organismi internazionali stimano un tasso di crescita per l’Italia non lontano dall’1%. E c’è la crisi dell’energia a pesare sulle casse dello stato. Il prezzo del gas è sceso ai minimi dall’estate del 2021. Di questo passo, il contrasto al caro bollette ci costerà meno di quanto preventivato. A sua volta, favorirà la ripresa dei consumi e delle attività produttive. Ma miliardo più o meno, il debito pubblico crescerà ancora drasticamente nel corso di quest’anno, sebbene continuerà verosimilmente a scendere in rapporto al PIL.