Il debito pubblico italiano a maggio è salito a 2.327 miliardi di euro, in crescita di 64 miliardi da inizio anno. Sulla base del deficit atteso per il 2018, è verosimile che da qui a dicembre scenderà in valore assoluto di una trentina di miliardi. Sappiamo, infatti, che nel corso della prima parte dell’anno, il Tesoro è solito fare scorte di liquidità per ripararsi dal rialzo dei rendimenti atteso negli ultimi mesi, quando la liquidità diventa più scarsa sui mercati. Ad oggi modo, il nostro debito pubblico è ormai a quota 2.300 miliardi, a fronte di un pil che si dovrebbe attestare quest’anno sui 1.750 miliardi.
A completare l’allarme sull’appeal del debito tricolore vi è quel 5% appena di bond italiani posseduti da investitori residenti all’infuori dell’Europa. Ciò segnala un rischio percepito come altissimo, ovvero che l’Italia possa uscire prima o poi dall’euro. Altrimenti, non si spiegherebbe perché tra gli stranieri che acquistano i BTp, quasi tutti risultino essere dell’Eurozona. In pratica, chi vive al di fuori dell’unione monetaria non si fiderebbe dell’area, temendo uno sconquasso dell’euro per l’uscita di uno o più stati membri, e della capacità di Roma di continuare a rimanervi a lungo.
I BTp trovano un nuovo equilibrio, in attesa dell’esame di riparazione in autunno
I rischi di uno scarso appeal dei BTp senza il QE
Il mondo politico italiano si mostra quasi paradossalmente compiaciuto della bassa quota di titoli in mano a banche e fondi stranieri, ritenendo che la nazionalizzazione in corso del debito pubblico riduca i rischi di fuga dei capitali e, in un certo senso, il potere di ricatto della finanza internazionale.
Dunque, non vi è alcuna ragione per credere che l’autarchia finanziaria sia più rassicurante per il governo. Anzi, il vero problema sta proprio in questa convinzione, che spingerebbe l’esecutivo di turno a mostrarsi fiscalmente meno responsabile, temendo meno lo spread e le “ritorsioni” della finanza, quando dovrebbe preoccuparsi del perché in pochi all’estero vogliano acquistare i nostri titoli. L’anno prossimo, la BCE si limiterà a comprare solo 29 miliardi di euro di BTp con il programma di reinvestimenti post-QE, a fronte di acquisti complessivi quest’anno attesi sui 47 miliardi e in un ambiente già di tassi in rialzo. Confidare solo sugli investitori italiani è un azzardo più che un atto di fiducia.
E se il debito pubblico italiano fosse più solido di quello francese?