Un bene o un male che la Cina venda?
Il fatto che la Cina sia arrivata a detenere 1.300 miliardi di dollari in titoli del debito americano, l’8% del totale, è stato percepito ad oggi come un potenziale rischio, ovvero come la concentrazione di un potere negoziale eccessivo nelle mani dei cinesi.
Non la pensa così il presidente eletto Donald Trump, secondo cui alti quantitativi di debito in mani cinesi sarebbero favorevoli alla forza negoziale degli USA, in quanto il valore degli assets di Pechino dipenderebbe dalle azioni del governo americano.
Vere alternative ai Treasuries non ve ne sono
A priori, nessuno ha torto. Da un lato, Pechino ha vantato sino ad oggi agli occhi di Washington il fatto di esserne primo creditore, ma dall’altro è pur vero che non esistono alternative valide ai Treasuries, in termini di rapporto sicurezza/rendimento. Le dismissioni di questi mesi, comunque, non sono una ritorsione contro l’America, né tanto meno contro la futura amministrazione Trump, che ancora s’insedierà a gennaio.
E’ semmai la necessità di Pechino di dismettere assets in valuta straniera, al fine di allentare la tensione sullo yuan, un’azione teoricamente gradita al prossimo presidente americano, che accusa la Cina di truccare le carte del commercio mondiale, svalutando il cambio e colpendo la competitività dell’industria USA. (Leggi anche: Guerra commerciale USA-Cina, yuan ai minimi dal 2008)