Quando si ha un credito pendente si ha ragione nei confronti del debitore, ma passare dalla ragione al torto, in alcuni casi, è molto molto facile. Se, per esempio, si minaccia il debitore con le maniere forti per avere il pagamento del dovuto ci si macchia di reato. Non serve, infatti, che dalla minaccia si passi ai fatti per commettere reato.
Sono molti, però, a chiedersi se è lecito l’utilizzo delle maniere forti per costringere un debitore a pagare. Vediamo, quindi, secondo la legge cosa è consentito e cosa no per portare un debitore a saldare il suo debito.
L’unico mezzo di autotutela che ha il creditore nei confronti del debitore è quello di non fornire la prestazione che dovrebbe essere pagata. Se la prestazione è stata effettuata, anche se il pagamento non è avvenuto, la legge non consente di annullarla o di riprendersela: un venditore che accetta di consegnare la merce prima del pagamento, quindi, non può riprendersi la merce se il pagamento non avviene. L’autotutela si può effettuare solo se la prestazione (o la merce) non è stata eseguita o consegnata.
Costringere il debitore al pagamento del dovuto, è possibile soltanto rivolgendosi ad un giudice e chiedendo un decreto ingiuntivo per il recupero del credito. Quando il creditore è in possesso di un titolo esecutivo può procedere al pignoramento dopo il precetto che concede al debitore 10 giorni per effettuare il pagamento. Trascorsi i 10 giorni il creditore può avviare un’azione forzata con il pignoramento dei beni o, se il debitore non possiede nulla, con il pignoramento del 50% dei beni del coniuge se i due sono in comunione dei beni. L’azione non può essere, però, svolta nei confronti di figli o genitori del debitore.
Minacciare un debitore per farsi pagare: attenzione si commette reato
La giustizia da se, in questo come in moltissimi altri casi, non è consentita: non si può minacciare il debitore, non si può effettuare stalking per ottenere il dovuto, non si può dire pubblicamente, o pubblicare sui social network, che la persona in questione ha un debito.
Chi per esercitare un proprio diritto (in questo caso ricevere i soldi dovuti dal debitore) usa violenza e minacce, invece di rivolgersi alla legge, viene punito con la reclusione fino ad un anno. La legge, quindi, punisce chi, pur potendo esercitare i propri diritti rivolgendosi ad un giudice, decide di farsi giustizia da solo con la violenza e le minacce poiché commette reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni.