Laddove un soggetto deceduto doveva emettere ancora fatture, vi dovranno provvedere gli eredi a suo nome.
Ma come deve comportarsi l’erede laddove, nel frattempo la partita IVA del deceduto è stata chiusa mentre c’erano ancora fatture da emettere e/o da incassare?
Al quesito, ha dato chiarimenti l’Agenzia delle Entrate in una recente risposta ad istanza di interpello.
Il caso
Il caso affrontato dall’Amministrazione finanziaria è quello di una moglie che, dopo il decesso del marito (libero professionista) aveva provveduto, in qualità di erede, a chiudere la partita IVA di quest’ultimo.
Tuttavia, dopo la chiusura della partita IVA, erano venute fuori ancora posizioni residue del marito a fronte delle quali non erano ancora state emesse le relative fatture.
A fronte di ciò, dunque, la vedova chiede all’Agenzia delle Entrate come comportarsi ora.
Le fatture da emettere del de cuius
La questione è affrontata nella Risposta n. 785/E del 19 novembre 2021. In tale sede, l’Agenzia delle Entrate, in primis ricorda che già con la Risoluzione n. 34/E del 2019 fu chiarito che
in presenza di fatture da incassare o prestazioni da fatturare, gli eredi non possono chiudere la partita IVA del professionista defunto sino a quando non viene incassata l’ultima parcella, tranne il caso in cui si decide di anticipare la fatturazione delle prestazioni rese dal de cuius.
Ne consegue, quindi, che qualora il deceduto (in questo caso il marito) non abbia fatturato la prestazione, l’obbligo si trasferisce agli eredi (art. 35-bis DPR. n. 633 del 1972) che, ovviamente dovranno fatturare la prestazione eseguita dal de cuius non in nome proprio, ma in nome del de cuius stesso.
Pertanto, nel caso in questione, la moglie superstite, in qualità di erede del professionista deceduto, dovrà chiedere la riapertura della partita IVA del marito deceduto ed emettere le fatture non ancora emesse a loro tempo.
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