Le decisioni di ieri della BCE su “quantitative tightening” e tassi d’interesse

Importanti decisioni sono state prese ieri dalla BCE a proposito di tassi d'interesse e cosiddetto "quantitative tightening".
2 anni fa
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Spread impatta su PEPP BCE
Spread impatta su PEPP BCE © Licenza Creative Commons

La Banca Centrale Europea (BCE) ha tenuto ieri l’ultima riunione del board per quest’anno. Le decisioni annunciate erano grosso modo state previste dal mercato, ma alcuni dettagli hanno spiazzato. Per prima cosa, i tassi d’interesse sono aumentati dello 0,50%. Il tasso sui depositi delle banche sale così al 2%, il tasso di riferimento per i prestiti alle banche al 2,50% e il tasso sui rifinanziamenti marginali al 2,75%. Per il futuro, l’istituto ha anticipato nel comunicato ufficiale che ci saranno ulteriori “significativi aumenti” per contrastare un’inflazione attesa “alta per troppo tempo”.

La discesa dal 10,6% di ottobre al 10% di novembre è considerata legata al calmieramento dei prezzi dell’energia.

Il QT BCE spiegato

Ma la vera novità è stata un’altra. La BCE ha varato dopo settimane di dibattito interno il cosiddetto quantitative tightening. Cosa significa? Fino al 30 giugno di quest’anno, acquistava obbligazioni pubbliche e private con il programma chiamato in gergo ufficioso “quantitative easing”. Malgrado la sua cessazione, la BCE si era impegnata a reinvestire tutti i proventi ottenuti dai bond in scadenza a tempo indeterminato. Da ieri, sappiamo che i reinvestimenti saranno integrali fino al febbraio dell’anno prossimo. A partire da marzo, saranno ridotti di 15 miliardi al mese fino a giugno. Per i mesi successivi saranno prese ulteriori misure prossimamente e sulla base delle condizioni macro.

Per capirci, se in un dato mese arrivano a scadenza bond (BTp, Bund, Bonos, obbligazioni aziendali, ecc.) per un valore di 20 miliardi di euro, la BCE fino a tutto febbraio prossimo incasserà tale somma dai debitori (governi e aziende). Dopodiché le userà per riacquistare grosso modo nella stessa proporzione i bond degli emittenti. Per esempio, se scadono BTp per 3 miliardi, la BCE da un lato si prende i 3 miliardi pagati dal governo italiano, dall’altro li spende per riacquistare sul mercato altri BTp.

In questo modo, la domanda di titoli di stato è rimasta elevata anche dopo la fine del QE.

Botta per BTp

Con il “quantitative tightening”, a fronte di scadenze per tot miliardi al mese, la BCE reinvestirà per 15 miliardi di euro in meno. Anche solo ipotizzando che la riduzione del bilancio sarà mantenuta invariata per tutto il 2023, il mercato dell’Area Euro si troverà dinnanzi a 150 miliardi di euro di minori acquisti. Possiamo stimare la minore domanda di BTp da parte della BCE in quasi 20 miliardi. Chiaramente, l’ammanco per il mercato sovrano italiano sarebbe maggiore per il caso in cui la chiusura dei rubinetti della liquidità risultasse ancora più forte a partire dal terzo trimestre.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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