Le ultime proiezioni economiche di PriceWaterhouseCoopers al 2050 vanno prese “cum grano salis”, perché nel medio-lungo termine intervengono tante di quelle variabili inattese, che non è sostanzialmente possibile prevedere quale sarà l’andamento economico di questo o quel paese. Una trentina di anni fa nessuno avrebbe potuto immaginare che la Cina sarebbe diventata tra le maggiori potenze mondiali e che il blocco comunista dell’Est Europa si sarebbe dissolto da lì a poco, né che per decenni si sarebbe parlato di mercati emergenti come i Brics.
Al confronto, la Germania passerebbe solo dal quinto al nono posto, la Francia arretrerebbe dal decimo al dodicesimo, mentre il Regno Unito scivolerebbe di appena una posizione, passando dalla nova alla decima, grazie al maggiore tasso di crescita tra le economie del G7, stimato alla media annua dell’1,9%, praticamente il doppio di Francia, Giappone e Italia.
Cambio al vertice, Cina e India saranno le prime economie
Alla faccia di chi inveisce contro la Brexit, infatti, lo stesso rapporto PWC sostiene che, aldilà di qualche effetto negativo visibile entro il 2020, sarebbe positivo per la dinamica di crescita britannica il sottrarsi alla regolamentazione UE e beneficerebbe anche dell’ampia forza lavoro disponibile. In termini di pil pro-capite, l’economia britannica crescerebbe mediamente dell’1,5% all’anno, così come Olanda, Germania, Spagna, mentre il Giappone dell’1,4%, la Francia dell’1,3 e il Canada e l’Italia dell’1,2%.
Quanto al vertice della classifica, sarà inevitabile lo scombussolamento. Ad oggi, gli USA sono saldamente i primi, seguiti da Cina e India, sempre a parità di potere di acquisto.