Dopo le dimissioni del premier Mario Draghi, il governo resterà in carica fino alle prossime elezioni per occuparsi dei dossier e degli “affari correnti”. In particolare, nei prossimi giorni, l’esecutivo dovrà occuparsi del nuovo pacchetto di aiuti in favore di imprese e famiglie in difficoltà economica a causa dell’impennata dei prezzi dell’energia e delle materie. Impennata dei prezzi dovuta, principalmente, dall’attuale conflitto in Ucraina. Se fino a qualche settimana era dato per scontato il rinnovo del bonus 200 euro anche per il mese di agosto, ad oggi quest’ipotesi sembrerebbe allontanarsi sempre di più.
Il bonus 200 euro è costato circa 7 miliardi di euro, ed è stato finanziato interamente con l’aumento della tassa sugli extraprofitti alle imprese energetiche, che è passata dal 10 al 25 per cento. Si tratta, dunque, di una misura che necessita di ingenti somme finanziarie, che adesso andrebbero trovate in altro modo. Inoltre, secondo alcuni osservatori, un governo dimissionario (che dovrebbe occuparsi solamente degli affari correnti) difficilmente può riproporre una misura così costosa.
Anche per questo motivo, si starebbero valutando alcune strade alternative. Vediamo meglio di cosa si tratta.
Se salta il bonus 200 euro, quali potrebbero essere le possibili alternative?
L’attuale governo, anche se dimissionario, dovrà presto emanare un nuovo decreto aiuti.
Come già detto in apertura, il bonus 200 euro, molto probabilmente, non sarà riproposto per i prossimi mesi, ma sicuramente saranno varate nuove misure antinflazione.
In particolare, in questi giorni si sta tanto parlando di due possibili provvedimenti alternativi al contributo una tantum, ossia:
- il taglio dell’Iva per i beni di prima necessità;
- la decontribuzione degli stipendi e delle pensioni in modo da aumentare il netto in busta paga.
Il taglio dell’Iva sui prodotti di prima necessità è stato proposto in questi giorni dal Ministro della Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta. Una misura che però non convincerebbe del tutto, più che altro per una mera questione di coperture finanziarie.
La seconda ipotesi, che al momento sembrerebbe quella più accreditata, riguarda una possibile decontribuzione a favore dei lavoratori e dei pensionati che percepiscono un reddito basso, probabilmente sotto i 35 mila euro, in modo da aumentare il reddito netto percepito da tali soggetti.
In questo caso non si tratterebbe di una misura una tantum. La decontribuzione, infatti, potrebbe durare per tutti i restanti mesi del 2022.
Tuttavia, allo stato attuale, si tratta solamente di una semplice ipotesi discussa in questi giorni dal governo. Ipotesi che, ad ogni modo, sembrerebbe aver già trovato il favore del parlamento e dei sindacati. Ad oggi, non si conoscono i dettagli di questa misura. Ovviamente, vi terremo aggiornasti sugli sviluppi di questa vicenda.