Il decreto migranti è un provvedimento legislativo adottato dal governo italiano per regolamentare la gestione dell’immigrazione e dei rimpatri dei migranti irregolari. Il decreto del 21 ottobre mira a rafforzare le procedure per le espulsioni, limitare i margini di interpretazione giudiziaria e fornire una base normativa più solida per i rimpatri. Uno degli aspetti centrali del decreto è la trasformazione della lista dei Paesi sicuri in una parte integrante della legge, rendendo più difficili modifiche arbitrarie e limitando le eccezioni giudiziarie.
In particolare, il decreto cerca di affrontare problemi legati alle lungaggini procedurali e all’uso strumentale delle richieste di protezione internazionale da parte di migranti irregolari per ritardare le espulsioni.
Il Consiglio dei Ministri e la nuova lista dei Paesi sicuri
Una delle novità principali introdotte dal decreto è l’inclusione della lista dei Paesi sicuri all’interno della legislazione italiana. Fino a questo momento, l’elenco veniva aggiornato annualmente tramite decreto del ministro degli Esteri, ma ora diventa parte integrante del corpus legislativo, rendendo più difficile modificare l’elenco senza un nuovo intervento legislativo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha spiegato che questa decisione deriva da una sentenza della Corte di giustizia europea, che ha sollevato dubbi sull’interpretazione da parte dei giudici italiani. La nuova norma rafforza l’autorità del diritto nazionale, limitando l’influenza delle sentenze europee.
Matteo Piantedosi, ministro dell’Interno, ha annunciato una riduzione della lista dei Paesi sicuri, che ora conta 19 Stati, con l’esclusione di Camerun, Colombia e Nigeria.
La frattura tra diritto italiano e norme europee
Uno degli elementi chiave del decreto migranti è il tentativo di circoscrivere l’interpretazione delle norme europee in materia di immigrazione. Il tema è diventato particolarmente attuale dopo la sentenza del 4 ottobre della Corte di giustizia europea, che ha stabilito che un Paese può essere considerato sicuro solo se esclude rigorosamente ogni rischio di persecuzioni o trattamenti inumani. In base a questa sentenza, alcuni giudici italiani hanno annullato il trattenimento di 12 migranti nei centri in Albania, applicando alla lettera i criteri europei.
Il governo italiano, con questo decreto, cerca di circoscrivere tali interpretazioni, attribuendo alla lista dei Paesi sicuri un valore normativo che renda più difficile per i giudici disapplicarla. Carlo Nordio ha dichiarato che, rendendo la lista parte della legge, si esclude che i giudici possano interpretarla in maniera discrezionale. Ha inoltre aggiunto che la sentenza della Corte di giustizia europea non è vincolante in senso generale, ma risponde a un caso specifico.
Stretta sui rimpatri: meno possibilità di aggirare le espulsioni
Il nuovo decreto è stato pensato per rendere più rapide le espulsioni dei migranti irregolari, limitando l’uso strumentale delle richieste di protezione internazionale. Secondo Piantedosi, molte persone presentano domanda d’asilo per bloccare le procedure di rimpatrio, causando ritardi e costi aggiuntivi per lo Stato. Il ministro ha sottolineato che il Viminale spende circa 1,7 miliardi di euro l’anno per l’assistenza ai migranti, una cifra elevata se si considera che molte richieste di protezione vengono poi respinte.
In sintesi, il decreto sui migranti rappresenta un tentativo di mettere ordine nella gestione dell’immigrazione in Italia, rafforzando il potere del governo nelle decisioni sui rimpatri e riducendo i margini interpretativi dei giudici. Questo provvedimento si inserisce in una strategia più ampia volta a risolvere le criticità legate all’immigrazione e ad altre problematiche strutturali del Paese, come lo sfruttamento nei campi agricoli.
Riassumendo…
- Il decreto migranti rende la lista dei Paesi sicuri parte della legge per facilitare i rimpatri.
- Riduce le richieste strumentali di asilo che bloccano le espulsioni.
- Include misure contro lo sfruttamento lavorativo e il caporalato.