Se nessuno si muove, finisce l’euro
Sta di fatto, che il sistema di monitoraggio dei pagamenti intra-euro della BCE, noto come Target 2, segnala che l’Italia avrebbe oggi passività record per 355 miliardi, la Spagna per 320, mentre la Germania vanta un impressionante attivo di oltre 715 miliardi. Cosa significa? Che i tedeschi vantano crediti verso il resto dell’Eurozona per una cifra pari a quasi un quarto del loro pil, mentre l’Italia è in debito per quasi un quinto della sua ricchezza annua prodotta e la Spagna per circa il 30%.
Se al posto dell’euro ci fossero ancora le monete nazionali, anziché registrare questi rapporti di credito-debito, avremmo oggi una lira e una peseta molto più deboli e un marco tedesco molto più forte. L’Italia importerebbe forse meno auto tedesche e i tedeschi comprerebbero più spaghetti. Gli squilibri sarebbero ripianati dal gioco del cambio, cosa ormai impossibile. Dunque, o la Germania accetta di tagliare i suoi surplus o il Sud Europa si rilancia con un’azione dolorosa, ma necessaria, di svalutazione interna e risanamento fiscale, grazie alle famose riforme strutturali. Solo così si potrà porre fine alla crisi di larga parte dell’Eurozona. Una terza via, però, esiste: l’inazione. Ed è quella che probabilmente porterà all’autodistruzione dell’euro. (Leggi anche: Crisi Eurozona, distanze tra Germania e Sud si amplieranno)