È in scadenza il 30 settembre 2023 (salvo proroghe) la chance per aderire alla definizione agevolata liti fiscali. Quindi, la possibilità per il contribuente che ha un contenzioso con il fisco di chiuderlo anticipatamente.
Tutto ciò ad un vantaggio, ossia andare a pagare un importo scontato rispetto a quello che si andrebbe a versare laddove soccombente. A prevederlo è stata la legge di bilancio 2023, commi da 186 a 202, su cui poi è intervenuto il decreto-legge n. 34 del 2023 a rideterminarne il calendario.
La definizione agevolata liti fiscali è comunque circoscritta. Interessa le liti il cui atto introduttivo del giudizio in primo grado sia stato notificato alla controparte entro il 1° gennaio 2023 e per le quali, alla data di presentazione della domanda, il processo non si sia concluso con una pronuncia definitiva.
Quanto si paga e cosa si risparmia
La sanatoria, se accolta, consente al contribuente di pagare solo una percentuale dell’intero valore della controversia, risparmiando spese di giudizio, sanzioni e interessi. In dettaglio, ciò che andrebbe a pagare è:
- 90% del valore della controversia, per i ricorsi pendenti iscritti nel primo grado;
- 40% del valore della controversia, in caso di soccombenza dell’Agenzia fiscale nella pronuncia di primo grado;
- 15% del valore della controversia in caso di soccombenza dell’Agenzia fiscale nella pronuncia di secondo grado;
- 5% del valore della controversia pendente innanzi alla Corte di cassazione e per la quale l’Agenzia fiscale risulti soccombente in tutti i precedenti gradi di giudizio.
Definizione agevolata liti fiscali, calendario da rispettare
L’adesione alla definizione agevolata liti fiscali non è automatica e non è da confondere con la definizione agevolata cartelle di pagamento. Bisogna fare domanda all’Agenzia Entrate Riscossione inviando, entro il 30 settembre 2023, il relativo modulo attraverso il software “