La settimana borsistica inizia con una notizia che farà certamente piacere agli azionisti di minoranza di una delle più importanti società quotate: i fratelli Diego e Andrea Della Valle hanno aderito all’Offerta Pubblica di Acquisto (OPA) sulle azioni Tod’s, il gruppo di moda da loro guidato e lanciata dal fondo L.Catterton. Questi è partner del colosso francese del lusso di Bernard Arnault, Lvhm. Il titolo sarà acquistato a 43 euro cadauno, che incorpora un premio del 17,59% sul prezzo di chiusura di venerdì scorso a 36,36 euro.
OPA Tod’s, ecco i numeri
A conclusione dell’operazione, i Della Valle continueranno a detenere il 54% delle azioni Tod’s, giù dal 64,45% attuale (di cui il 63,64% è in mano a Diego). Ad oggi, i due controllano il 73,88% delle azioni con diritto di voto. Il fondo offerente, invece, salirà al 36% del capitale, mentre un altro 10% resterà in mano a Delphine di Arnault. Questi non aderirà all’offerta. E, dunque, i francesi saliranno complessivamente al 46%. Il costo dell’operazione è stimato in 512,26 milioni di euro, riguardando 11.913.128 azioni ordinarie, pari al 36% del totale dell’emittente.
In tutto, i fratelli Della Valle incasseranno 148,70 milioni, mentre i restanti 363,56 milioni andranno al mercato. Per l’attuale azionista di controllo, l’OPA su Tod’s è da considerarsi “amichevole” e il delisting da Piazza Affari una scelta giusta, perché consentirebbe alla società di prendere decisioni rapide e di ridurre i costi legati alla quotazione. Già un anno e mezzo fa i Della Valle provarono a portare via Tod’s dalla borsa italiana, offrendo 40 euro per azione agli aderenti all’OPA totalitaria. Essa includeva un premio del 25,55% rispetto ai prezzi correnti di mercato. Tuttavia, l’operazione non andò a buon fine per il mancato raggiungimento della soglia minima necessaria per assicurarne il buon esito.
Cosa succede alle azioni Tod’s non cedute
Questa volta, l’insuccesso non è contemplato.
Delphine entrava in Tod’s nell’aprile del 2021, acquistandone le azioni per un esborso complessivo di 75 milioni. Oggi, la sua quota del 10% vale 116 milioni, per cui la holding francese ha maturato una plusvalenza teorica del 55% in meno di tre anni. Il boom in borsa inizialmente avvenne anche a seguito dell’annuncio dell’ingresso di Chiara Ferragni nel Consiglio di amministrazione. L’influencer lombarda è da mesi nell’occhio del ciclone per diverse azioni di beneficenza rivelatesi pure operazioni commerciali. Da quando siede nel board di Tod’s, ha presenziato solamente a tre riunioni su diciassette, ricevendo in due esercizi un compenso di circa 62 mila euro.
Prosegue lo shopping di Arnault in Italia
I Della Valle manterranno il controllo di Tod’s anche al termine dell’OPA. Tuttavia, il socio francese avrà diritto di veto su eventuali operazioni straordinarie non gradite. La collaborazione tra le due società è ormai decennale. Si tratta a tutti gli effetti di un confronto tra Davide e Golia. Il gruppo marchigiano ha chiuso il 2023 con un fatturato di 1,12 miliardi dagli 1,03 miliardi dell’esercizio precedente e un utile netto di 43 milioni. Numeri importanti, ma che sembrano pochissima roba rispetto agli 86,2 miliardi di ricavi messi a segno dalla maison d’Oltralpe, il cui utile netto è stato di ben 15,2 miliardi.
Prosegue nei fatti lo shopping di Arnault in Italia. Negli ultimi due decenni sono stati rilevati marchi come Loro Piana, Fendi, Acqua di Parma, Emilio Pucci, Bulgari e Pasticceria Cova.
OPA Tod’s contrasta con boom di Piazza Affari
Al di là di come possa giudicarsi l’OPA su Tod’s in sé, la cattiva notizia è che Piazza Affari perderà una società quotata, per quanto non inserita attualmente nell’indice principale (Ftse Mib), bensì facente parte dell’Euronext Milan. E questo, nonostante la nostra borsa abbia chiuso il 2023 con un guadagno superiore al 28% e dietro tra le grandi solo al Nasdaq, portandosi ad oggi ai massimi dal 2008, cancellando finalmente le perdite accusate dopo il crac di Lehman Brothers. Il Decreto Capitali, in via di approvazione definitiva in Parlamento, cerca di accrescere l’appeal di Milano assegnando maggiore peso all’azionariato stabile e limitando i poteri dei cda uscenti in fatto di nomine alla scadenza del mandato. L’addio di Tod’s non è quello che vorremmo sentirci dire in una fase come questa di ambito rilancio della borsa.