L’Italia si colloca fra i paesi europei caratterizzati da un ricorso al contante particolarmente elevato. La facilità di utilizzo dello strumento e la non tracciabilità delle operazioni risultano funzionali anche al riciclaggio di risorse di origine illecita.
Lo rileva l’Unità di Informazione Finanziaria per l’Italia (Uif) di Bankitalia dopo che dallo scorso settembre ha preso avvio la procedura di trasmissione delle comunicazioni oggettive, che riportano le operazioni in contanti di importo pari o superiore a 10.000 euro complessivi mensili, realizzate anche con singole transazioni pari o superiori a 1.000 euro.
Le segnalazioni al Uif
Con l’introduzione delle comunicazioni oggettive, l’Italia entra a far parte di un ampio gruppo di Paesi avanzati che rilevano le operazioni in contanti con finalità di prevenzione del riciclaggio. Ai primi di febbraio 2020 risultano registrati al sistema di trasmissione delle comunicazioni oggettive 576 segnalanti. Fra questi, 139 hanno inviato alla Uif una richiesta di esonero per assenza di operatività in contanti o presenza di sole operazioni di importo inferiore alle soglie minime previste. I restanti 437 segnalanti attivi sono divisi tra banche e Poste (413), Istituti di pagamento e Punti di contatto di prestatori di servizi di pagamento comunitari (21) e Imel (Istituti di moneta elettronica) e Punti di contatto di Imel comunitari (3).
3 milioni di soggetti sotto la lente delle autorità
Le comunicazioni relative ai primi 8 mesi rilevati (aprile-novembre 2019) riguardano 33,5 milioni di operazioni (in media 4,2 milioni di operazioni mensili), di cui 2,6 riferite a prelievi e circa 30,9 a versamenti e coinvolgono oltre 3 milioni di soggetti. Rispetto alla Francia, che già da alcuni anni rileva le operazioni in contanti con criteri simili, l’Italia presenta un numero di operazioni annue stimate lievemente inferiore (50,2 milioni a fronte dei 52 milioni per la Francia nel 2018). Tale stima potrebbe risentire della natura ancora provvisoria dei dati trasmessi da alcuni intermediari di grandi dimensioni e delle verifiche di qualità in corso.
Prelievi e versamenti per 178 miliardi
L’importo complessivo delle comunicazioni oggettive ricevute dalla Uif sfiora i 178 miliardi di euro (10 i prelievi e 168 i versamenti). Il valore mediano si attesta sui 2.000 euro per i prelievi e 3.180 euro per i versamenti. In quasi il 90% dei casi sono state segnalate singole operazioni sotto i 10.000 euro. L’86% dei prelievi e il 98% dei versamenti di contante hanno riguardato movimentazioni di conti. Le operazioni rimanenti (ad esempio l’acquisto di titoli con pagamento in contanti – per i versamenti – o l’estinzione di certificati di deposito con ritiro di contanti – per i prelievi) hanno una distribuzione non uniforme sia nella tipologia che negli importi. Nel caso dei prelievi fuori conto, poco più del 20% delle operazioni è associato ad assegni circolari, lo 0,3% a bonifici nazionali e il 6,1% a operazioni effettuate presso money transfer. Per quanto riguarda i versamenti fuori conto, i bonifici nazionali coprono il 10% delle operazioni; tale percentuale sale quasi al 16% se si considerano gli importi.
Le regioni dove si usa di più il contante
La distribuzione territoriale del valore delle operazioni in contanti, rapportato al Pil regionale del 2017 per tener conto della diversa dimensione economica dei territori, evidenzia una maggiore intensità relativa dell’utilizzo del contante in Veneto, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Nel complesso, circa 27.000 rapporti censiti nelle comunicazioni oggettive pervenute nel periodo considerato trovano evidenza anche in segnalazioni di operazioni sospette ricevute nell’ultimo triennio.