Detrazioni fiscali e pagamenti tracciabili solo dal 1 aprile 2020

Il governo punta a concedere tre mesi di tempo per adeguarsi alle novità sull’obbligo dei pagamenti tracciabili per beneficiare delle detrazioni fiscali.
5 anni fa
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Per le detrazioni fiscali ci sarà ancora tempo per adeguarsi alla nuova normativa sulla tracciabilità dei pagamenti. E’ infatti in discussione alla Camera un emendamento al Mille proroghe che concede ai contribuenti tre mesi di tempo per adeguarsi alle novità.

Come noto, la legge di bilancio 2020 impone a tutti coloro che intendono beneficiare delle detrazioni fiscali al 19% in dichiarazione dei redditi di effettuare i pagamenti solo ed esclusivamente con mezzi tracciabili, ossia bancomat, carte di credito, assegni, bonifici con esclusione tassativa dell’utilizzo del contante.

Una misura attuata per combattere l’evasione fiscale alla quale il governo Conte ha dichiarato guerra totale.

Obbligo pagamenti tracciabili slittano di tre mesi

Ebbene, stando alle ultime novità in arrivo dal Parlamento, l’obbligo della tracciabilità dovrebbe partire dal 1 aprile 2020 se verrà recepita la variazione presentata con il decreto Mille proroghe. Questo per consentire a CAF e contribuenti di avere più tempo a disposizione per adeguarsi alla novità di cui il governo non ha data ampia informazione spiazzando i contribuenti che, disinformati, a gennaio 2020 hanno continuato a pagare in contanti l’iscrizione ai figli alle attività sportive, alle scuole o hanno versato cash i canoni di affitto per studenti fuori sede. Sicché, tutte le spese soggette a detrazione, ivi incluse quelle mediche e sanitarie, saranno ammesse per ottenere le agevolazioni fiscali anche se sostenute in contanti fino al 30 marzo 2020.

Le spese sanitarie

Restano in ogni caso escluse dall’obbligo di tracciabilità le spese sanitarie effettuate in contanti per l’acquisto di medicinali e apparecchiature medicali per le quali viene comunque rilasciato lo scontrino parlante che il Sistema Tessera Sanitaria poi invia all’Agenzia delle Entrate con i dati e il codice fiscale del contribuente. Esclusi anche i pagamenti presso strutture sanitarie pubbliche e convenzionate, mentre l’obbligo scatterà dal 1 aprile per i pagamenti effettuati in strutture sanitarie private.

Farmacie o parafarmacie non convenzionate o per l’acquisto di farmaci e apparecchiature medicali il cui importo è soggetto a detrazione fiscale del 19%. Resta inteso che il beneficio fiscale non è obbligatorio, ma facoltativo, pertanto il contribuente può anche liberamente decidere di pagare in contanti senza  usufruire del bonus.

Il rischio flop precompilata

Al di là dell’introduzione della novità, il rischio che la precompilata 2021 possa fare flop è elevato perché l’Agenzia delle Entrate non è ancora in grado di distinguere le modalità di pagamento del contribuente. Come risolvere il problema? E’ chiaro che non sarà facile: imprese e professionisti dovranno fare in modo che i pagamenti vengano distinti in base al mezzo che verrà utilizzato dal contribuente (contanti, assegni, bonifici, carte di debito o credito). A quel punto dovrà essere l’Agenzia delle Entrate a classificare i pagamenti attribuendo il diritto di detrazione delle spese o meno. Un lavoro certosino, per certi versi complicato e che comporterà spese per gli operatori che riceveranno i pagamenti, poiché le informazioni contabili dovranno essere tutte integrate riportando il dettaglio del pagamento. In poche parole asili nido, università, medici ed imprese funebri diventeranno indirettamente «certificatori» integrando le comunicazioni per il precompilato con le modalità di pagamento, cosa che renderà l’adempimento ancora più complesso e a rischio errori.

Ancora molto diffuso l’uso dei contanti

E già si può intravvedere la soluzione per tutti coloro che non si adegueranno alla novità quest’anno. Si cercherà di dissuadere il cliente dal pagare con contanti per non fargli perdere il diritto alle detrazioni fiscali. Un bel problema per un Paese abituato a maneggiare contanti e ancora palesemente arretrato rispetto all’Europa nei sistemai di pagamento elettronici. Come risulta dal Rapporto Ambrosetti presentato nel 2019, il “Cashless Society Index 2018” relativo all’Italia rimane stabile in sestultima posizione in Europa (23ma su 28 Paesi): il punteggio di 3,5 è superiore solo a quello ottenuto da Ungheria, Croazia, Grecia, Romania e Bulgaria.

Ai vertici si confermano, invece, i Paesi del Nord Europa: la Danimarca al primo posto con un punteggio di 8,3 (stabile rispetto alle precedenti edizioni 2016 e 2017), seguita da Svezia (7,6) e Finlandia (7,4).

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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