Investitori sorpresi, trattandosi di una notizia che sinora ha avuto un solo precedente. Deutsche Bank ha reso noto che non eserciterà la call per l’obbligazione perpetua AT1 in dollari emessa nel 2014 (ISIN: XS1071551474). Con un comunicato a parte, ha annunciato il richiamo di un altro bond subordinato e sempre denominato nella divisa americana con cedola 7,50% per il prossimo 30 aprile. Nel febbraio del 2019 era accaduto lo stesso con la spagnola Santander.
Data di reset al 30 aprile
L’obbligazione perpetua in dollari di Deutsche Bank non ha alcuna scadenza, come segnala il nome. Tuttavia, prevedeva la possibilità di un rimborso del capitale per il 30 aprile 2025, prima data di reset.
Essa stacca una cedola fissa annua lorda del 4,789% fino a quel giorno, mentre successivamente la cedola diventa variabile e legata al tasso SOFR.
Di solito, i bond di questo tipo vengono sempre rimborsati alla prima data di reset indicata sul prospetto informativo per non indisporre gli investitori. Formalmente, però, non esiste alcun obbligo in tal senso. Santander fece intendere già 6 anni fa che si potesse permettere di non assecondare gli obbligazionisti, riponendo fiducia nella propria solidità finanziaria. La banca tedesca ha appena confermato che, contrariamente a quanto credano molti investitori, la decisione dell’emittente avviene sulla base della convenienza economica. E’ vero, però, che le banche tendano generalmente a mostrarsi più flessibili per attirare la maggiore fiducia possibile sui mercati.
Perdite da esercizio call per Deutsche Bank
Questa obbligazione perpetua in dollari presenta un alto rischio per l’investitore. Il capitale può essere ridotto per assorbire le perdite nel caso in cui il CET1 scenda sotto il livello di trigger del 5,125%.
Il pagamento delle cedole è del tutto discrezionale. Non a caso, si tratta di uno strumento finanziario ibrido trattato a metà strada tra debito e capitale in termini regolamentari.
Per quale motivo Deutsche Bank avrebbe deciso di non richiamare l’obbligazione perpetua in dollari? Come detto, l’emissione da 1,25 miliardi di dollari risale al 2014 e avvenne con un tasso di cambio euro-dollaro a 1,37. La banca incassò così poco più di 910 milioni di euro. Al cambio attuale di circa 1,08, dovrebbe rimborsare più di 1,15 miliardi (in euro). Dunque, accuserebbe una perdita superiore ai 240 milioni. Quanto alla cedola, poi, stando ai nostri calcoli verrebbe fissata a livelli poco sotto ai tassi attuali, facendo riferimento alle presenti condizioni del mercato.
Obbligazione perpetua in dollari in calo
La quotazione dell’obbligazione perpetua in dollari risulta in leggero calo sotto la pari dopo l’annuncio. Nulla di eclatante, anche perché i possessori sono investitori istituzionali. Il taglio minimo previsto è stato fissati, infatti, a 200.000 dollari. Questo genere di emissioni ha registrato un vero boom in Europa negli ultimi anni per via della maggiore solidità dei bilanci bancari con il rialzo dei tassi di interesse. Ad inizio 2025 è stato record di emissioni. Eventi come quello odierno aiutano a placare l’euforia del mercato, dove molti ancora si ostinano a pensare che la call coincida con la scadenza ufficiosa del titolo.
La prossima data di reset sarà a fine aprile del 2030.